Non era ancora venuta la sua ora

04.04.2022

Pensieri brevi di Quaresima - Lunedì della V Settimana

Letture: Dn 13, 1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8, 12-20

Chi doveva decidere la sua ora?
E prima ancora: di che ora si parla?
Il termine "ora" nel Vangelo di Giovanni ha una complessità di significati. Certamente può significare l'ora del giorno, ma è usata in special modo per indicare qualcosa di più impegnativo.
L'evangelista Giovanni usa il termine ora sulla bocca di Gesù per dire un avvenimento promesso e atteso che si realizza adesso. Questa realizzazione nel tempo dice anche una verità esistenziale. Faccio un esempio: nel capitolo 16 di Giovanni è scritto: 

"La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo". 

Il parto è l'ora della donna, cioè quell'avvenimento in cui la donna compie la sua fondamentale vocazione alla maternità, in cui realizza se stessa, cioè manifesta il senso vero della sua esistenza, la sua identità.
L'ora di Gesù quindi, l'ora di cui parla il Vangelo di oggi è l'ora del suo passaggio. Non parliamo solo della morte, ma di tutto l'evento pasquale. Nel Vangelo di Giovanni non si parla di Venerdì o dei tre giorni e nemmeno di quaranta giorni dopo la Pasqua per l'Ascensione o di cinquanta per la Pentecoste.
Questi elementi cronologici che costituiscono il Mistero pasquale sono per San Giovanni una unica realtà: non vengono uno dopo l'altro, ma sono presenti uno nell'altro.
Perciò nella Croce è già presente la glorificazione ed è già presente il dono dello Spirito. Naturalmente, dal punto di vista narrativo, dovremo raccontare una cosa dopo l'altra, ma dal punto di vista teologico per San Giovanni c'è un unico grande mistero che comprende tutti questi elementi.
Ecco l'ora di cui parla il Vangelo è l'evento Pasquale che darà identità precisa a Gesù come salvatore del mondo. Ebbene, ad oggi, nel Vangelo non è ancora giunta la sua ora. 

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