"Non in mio nome: grido d’Europa davanti al silenzio complice"
di Paolo Scarabeo
Ho detto una volta, con la bocca piena di speranza e il cuore strizzato da millenni di guerre, #StatiUnitiDEuropa. L'ho detto con la fede laica di chi crede che un continente possa essere più di un mercato, che possa imparare dai propri orrori e finalmente farsi popolo.
Ma oggi, guardando Gaza diventare un cimitero a cielo aperto, guardando Netanyahu giocare a Risiko con bambini in braccio ai padri, e sentendo solo l'eco del silenzio europeo, quel sogno mi si rompe tra i denti.
L'Europa non sarà mai la mia patria.
Non se patria vuol dire compromesso sul sangue, realpolitik sulle fosse comuni, amicizie strategiche con chi bombarda ospedali e scuole e si giustifica dietro un Dio che non riconosco.
E l'Italia… l'Italia, la mia lingua, i miei morti, il mio pane… L'Italia sta smettendo di esserlo.
Perché davanti al genocidio sistematico – sì, usiamo le parole giuste, con tutto il loro peso e il loro orrore – che Israele sta compiendo sotto la guida criminale di Benjamin Netanyahu, le nostre istituzioni tacciono.
O peggio: strizzano l'occhio, balbettano distinguo, partecipano ai summit della vergogna.
E mentre Donald Trump prepara la sua seconda crociata di follia, mentre Meloni legge comunicati scritti da ventriloqui americani, mentre Tajani fa inchini davanti a ogni ambasciata che promette affari, mentre Ursula von der Leyen indossa il tailleur della complicità, le bombe cadono. Cadono. Ogni giorno. Su corpi piccoli, scheletri adolescenti, madri senza più grembo.
Dove siete, leader d'Europa? Dove siete, coscienze d'Occidente? A raccontarvi che la storia è complicata? A cercare di capire "da che parte stare"?
La Storia non è complicata. Il massacro non è mai neutro. L'infanzia uccisa non ha doppie versioni.
Mi vergogno di voi. Mi vergogno per voi. Mi vergogno per ogni cittadino europeo che preferisce il quieto vivere al grido della giustizia.
Mi vergogno per ogni giornalista che chiama "conflitto" quello che è un'epurazione etnica a puntate televisive.
Mi vergogno per ogni politico che ha imparato a non farsi odiare, ma non ha mai imparato ad amare.
Dio vi chiederà conto.
E anche chi in Dio non crede sentirà comunque il peso eterno delle vite interrotte.
Forse un giorno si faranno gli Stati Uniti d'Europa, ma io ci sarò solo se avranno imparato a dire NO.
No al genocidio. No al cinismo. No al silenzio.
Fino ad allora, il mio passaporto sarà una foglia staccata, e la mia lingua un grido senza terra.
#Trump #GiorgiaMeloni #AntonioTajani #UrsulaVonDerLeyen #Gaza #NonInMioNome
