Nuovi passi e quattro iniziative per la comunità ecclesiale

25.10.2021

Da Taranto un nuovo impegno per i cattolici italiani. Mons. Santoro: "Dobbiamo adesso trasformare le nostre parole, le nostre riflessioni, tutto quello che abbiamo visto e udito in un cantiere permanente".

Sono stati giorni intensi e di grande fermento quelli vissuti a Taranto dai cattolici italiani. Giorni in cui tanti sono stati gli stimoli e le riflessioni che i diversi qualificati relatori e ospiti hanno saputo offrire ai tantissimi partecipanti, espressione della Chiesa italiana in cammino.

Riflessioni che sono poi divenute strumento di lavoro che i presenti hanno approfondito e tradotto in proposte nei tavoli di lavoro e che hanno costituito l'asse portante del documento finale presentato da Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore. 

Dobbiamo adesso trasformare - ha detto l'Arcivescovo - le nostre parole, le nostre riflessioni, tutto quello che abbiamo visto e udito in un cantiere permanente0. Abbiamo ascoltato, ci siamo lasciati ferire, in primis dalle istanze tarantine che abbiamo inteso come emblematiche di un laboratorio illuminato dalla Laudato si'. Ora dobbiamo dare un contributo concreto, di essere noi stessi una risposta, perché non ci capiti che il nostro lavoro vada a sommarsi alle maree di opinioni e che non si traduca in cura paziente e amorosa per la nostra terra. Taranto rimane una realtà graffiante, - ha poi continuato - che ci costringe ad essere sentinelle, che immette dentro di noi un'inquietudine, una scomodità perché veniamo sospinti verso l'incudine e il martello della scelta fra salute e lavoro, con il racconto ingeneroso del profitto che decide sulla salute, sulla vita dei tarantini. Abbiamo ascoltato in questa Settimana ministri del Governo italiano ed europeo, sindacalisti, tecnici, economisti, ambientalisti. Siamo ancora più convinti che non è procrastinabile un profondo cambiamento di rotta per una vera transizione ecologica e che non metta più il profitto e l'acciaio innanzi alla salute perché come abbiamo ascoltato: «tutto l'acciaio del mondo non vale quanto la vita di un solo bambino». La presenza della Chiesa Italiana dice tutta la vicinanza della Chiesa a Taranto ma che situazioni come quella tarantina sono presenti in varia forma, anche se con proporzioni e situazioni differenti, in tutto il Paese e nel Pianeta.

Ecco invece i nuovi passi e le quattro iniziative per la comunità ecclesiale.

Ai giovani dico di coltivare la speranza così come la vostra fede e di specchiarvi negli occhi di Gesù: è Gesù il buon samaritano. 


Dobbiamo innanzitutto essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo... 

In questi mesi di preparazione alle giornate di Taranto abbiamo maturato progressivamente, attraverso incontri nelle diocesi e sui territori ed audizioni con le istituzioni, la convinzione che è importante sostenere alcune proposte di riforma per l'ecologia integrale. Abbiamo convenuto che il cambiamento però non avviene solo dall'alto ed è fondamentale il concorso della nostra "conversione" negli stili di vita come singoli cittadini e come comunità. Per questo motivo intendiamo indicare quattro piste di conversione e di generatività futura per le nostre parrocchie. 

La prima è la costruzione di comunità energetiche. 

Come è ben noto il collo di bottiglia della transizione ecologica nel nostro paese è rappresentato dalla quota limitata di produzione di energia da fonti rinnovabili. Le comunità energetiche attraverso le quali gruppi di cittadini o di imprese diventano prosumer (produttori di energia che in primo luogo autoconsumano azzerando i costi in bolletta e vendendo poi in rete le eccedenze) sono una grande opportunità dal basso per superare questo collo di bottiglia. E, allo stesso tempo, rappresentano un'opportunità di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete in direzione del bene comune. Nell'ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile le comunità energetiche diventano anche uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case famiglia, comunità famiglia e comunità locali come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori. Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche. Sappiamo che abbiamo bisogno di circa 7 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili all'anno se vogliamo raggiungere l'obiettivo di emissioni nette zero nel 2050. Se in ciascuna delle 25610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica che produce al livello massimo possibile di 200 chilowatt (o facesse nascere più comunità che arrivano complessivamente a quella produzione di energia) avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili. 

La seconda pista di impegno è quella della finanza responsabile. 

Nella Laudato si' papa Francesco parla di uscire progressivamente dalle fonti fossili. Le nostre diocesi e parrocchie devono essere "carbon free" nelle loro scelte di gestione del risparmio utilizzando il loro voto col portafoglio per premiare le aziende leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale coerentemente con le numerose prese di posizione nella dottrina sociale che evidenziano il ruolo fondamentale del consumo e del risparmio sostenibile come strumento efficace di partecipazione di tutti alla costruzione del bene comune. 

La terza pista d'impegno è quella del consumo responsabile. 

È cultura purtroppo diffusa nel paese lamentarsi di una piaga disperando che mai possa arrivare dall'alto una soluzione, eppure confidando solo in quella senza rendersi conto che il cambiamento possiamo realizzarlo noi stessi dal basso. Così è per il tema dello sfruttamento del lavoro e del caporalato ogni qualvolta un drammatico fatto di cronaca ci racconta di un bracciante morto nei campi. Eppure oggi esistono molti lodevoli imprenditori sociali che hanno costruito filiere caporalato free ed offrono prodotti agricoli liberi da sfruttamento e con elevati standard sociali ed ambientali e prezzi non dissimili da quelli dei prodotti corrispondenti. Oltre a chiedere che le amministrazioni locali ne tengano conto negli appalti e non mettano mai più nelle mense scolastiche dei nostri figli prodotti che non siano caporalato free vogliamo essere per primi noi comunità ecclesiali a prendere l'iniziativa ed essere caporalato free. 

La quarta è la proposta dell'alleanza contenuto nel Manifesto dei giovani. 

L'orizzonte d'impegno più ampio verso il quale intendiamo camminare nei prossimi anni è l'alleanza intergenerazionale e quello dell'alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro paese. Penso a quella nuova e vasta generazione di imprenditori più ambiziosi che non guardano solo al legittimo profitto ma anche all'impatto sociale ed ambientale della loro azione e che sono esempi di quella grande quantità di buone pratiche censite a Taranto e a Cagliari; penso alla ricchissima rete di organizzazioni della società civile e del terzo settore che incarnano concretamente il principio di sussidiarietà; penso alla rete dei comuni civili e responsabili che con le buone pratiche di Taranto abbiamo iniziato a censire;, penso alla rete dei festival per la sostenibilità (ASVIS, festival dell'economia civile, giornate di Bertinoro, Symbola, festival della prossimità, salone della CSR, GreenandBlue, ecc.), una realtà bella ed emergente nel nostro paese che segnala la forte domanda di cultura e di impegno civile; penso ai giovani di Economy of Francesco e a quelli che hanno costruito il manifesto per l'alleanza qui a Taranto. Imparando sempre meglio ad unire le nostre forze nel prossimo futuro possiamo veramente diventare un popolo in cammino in grado di aiutare il nostro paese nella delicata transizione ecologica, sociale e spirituale verso il bene comune.  

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