Paola Beltrano, Fotografia del viaggio

10.06.2022

di Rocco Zani

La fotografia come dimensione per nulla occasionale, tempo del proprio tempo, al pari dello sguardo o del cuore che muovono passi o rincorse. Per Paola Beltrano la fotografia non è un "luogo" altro - o un'isola dell'altrove - piuttosto territorio del quotidiano: quello fatto di indizi, di ascolto, di rocambolesche misture di voci e appendici. La "sua" fotografia è una narrazione mai "rubata" bensì affermata, parola per parola - immagine dopo immagine - nel sentire del giorno, nelle ipotesi della luce, nel divenire dell'ombra, nelle soste tra ferite inusuali.

Vive a Sperlonga Paola Beltrano, ma rincorre il senso della "bellezza" (quella concreta, rigorosa, finanche intima) ovunque, laddove l'occhio si fa comando insostituibile. Allora il "viaggio" - estensione talvolta spasmodica di conoscenza - è tracciamento e resoconto di reperti capaci non soltanto di "arrestare" l'intransigenza della realtà, piuttosto di affidare a questa un'anima inedita, creativa, perfino spaesante. La sua capacità è, a mio avviso, quella di "ricucire gli attimi" per farne - ogni volta - racconto compiuto: siano essi le atmosfere innaturali delle metropoli indiane o le esistenze consumate nei luoghi mai replicati delle favelas di Rio; ovvero l'iperreale bagliore che fa da alito - talvolta - all'arcipelago di Circe. E poi geometrie di paesaggi celati, le sinfonie delle nuvole amate dal vento.

Questo è il suo "lavoro" di artista: di attribuire alle verità nuove coordinate, esili o più marcati intendimenti. Con il rigore della conoscenza, della memoria, dell'immaginifico. 

©Produzione riservata

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