Papa Francesco: ai giovani del Molise, “chi si fa le domande è giovane, anche se ha 80 anni, chi non se le fa è vecchio, anche se ne ha 20”

06.08.2022

Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza ieri nella Sala Clementina i giovani partecipanti al Alpha Yout Camp organizzato dalla Diocesi di Isernia-Venafro, un evento che - come vi abbiamo raccontato le scorse settimane - ha coinvolto circa 400 giovani della Diocesi e molti altri provenienti dall'Italia e dall'Europa.

"Per un giorno avete lasciato le colline del Molise per venire a Roma a incontrare il Papa. Vi ringrazio di questo! - Ha detto il Santo Padre - Lo sento come un regalo per me e per la Chiesa". "Siete giovani italiani e di altri Paesi europei", ha esordito Francesco: "Siete nati in un contesto che si definisce secolarizzato, cioè dove la cultura non è dominata dalla dimensione del sacro, ma dalle realtà del mondo. Tuttavia, nel cuore umano non viene mai meno la sete di infinito, anche dentro di voi, cresciuti con l'informatica, emergono le grandi domande di ogni tempo: da dove veniamo? Che cosa c'è all'origine di tutto? Che senso ha la mia esistenza? E poi, perché c'è tanta sofferenza? Perché colpisce anche i piccoli e gli indifesi?". "Dio ama molto le domande; in un certo senso, le ama più delle risposte", ha spiegato il Papa ai ragazzi: "Prima di dare risposte, Gesù insegna a farsi una domanda essenziale: 'Che cosa cerco?'. Se uno si fa questa domanda, è giovane, anche se ha ottant'anni. E se non se la fa, è vecchio, anche se ne ha venti. Siete d'accordo?". E poi ancora...

"Cristo vive, vale anche per i ragazzi dell'epoca di Internet"

"Adesso, guardando voi, pensavo ai giovani di quei popoli indigeni. Così diversi da voi, eppure così simili, anzi direi di più: così uguali. Uguali nel senso dell'umanità, di ciò che qualifica il nostro essere umani, cioè la relazione con Dio, con gli altri, con il creato e con sé stessi nella libertà, nella gratuità, nel dono di sé". Così il Papa ha rievocato l''incontro della settimana scorsa, in Canada, con le popolazioni indigene, "i cui antenati abitavano quelle terre prima della colonizzazione. Loro sono custodi di valori e tradizioni ancestrali, ma vivono in un Paese molto moderno, molto secolarizzato". Nel cuore dei giovani di ogni latitudine, ha spiegato Francesco, alberga una "incompiutezza", cioè "un desiderio di pienezza, pienezza di vita, di gioia, di significato". "Gesù Cristo è questa pienezza", ha assicurato il Papa: "Cristo vive", ha esclamato citando la sua omonima lettera indirizzata ai giovani, "Christus vivit": "Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c'è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza". "Questo valeva per Andrea e Giovanni, per Simone e Giacomo, che diventarono discepoli e apostoli di Gesù", ha sottolineato Francesco: "Questo vale per me, che ho sentito la chiamata un certo giorno quando avevo diciassette anni. E questo vale per te, per te, per te, ragazzi e ragazze dell'epoca di internet". E poi un esempio...

"Dire no a egoismo e egocentrismo", come Carlo Acutis

"Dire no all'egoismo, all'egocentrismo, all'apparire più di quello che siamo": questo significa seguire Gesù. Ha spiegato il Papa, "Essere se stessi, non gonfiarsi, nemmeno abbattersi, riconoscersi per quello che si è, questa è la vera umiltà", ha proseguito Francesco: "E di fronte al male che c'è in noi e intorno a noi, non scappare, non evadere dalla realtà, non chiudersi in sé stessi, ma prendere ciascuno la propria parte di responsabilità - Gesù dice la propria croce - e portarla, con amore, con gioia. Non da soli, no, non è possibile: sempre con Gesù, lui davanti e noi dietro. Questo ci dà pace, ci dà sicurezza: siamo con lui, che ci conosce e ci ama più di noi stessi, e vuole per ognuno di noi una pienezza originale, unica per ciascuno". "Dio non vuole fotocopie, ma solo originali", ha detto il Papa citando il beato Carlo Acutis: "Un ragazzo italiano, nato in Inghilterra e cresciuto a Milano, uno come voi, figlio di questo tempo, appassionato di computer, soprattutto innamorato di Gesù, dell'Eucaristia, che chiamava l'autostrada per il Cielo. La vita terrena di Carlo è stata breve, molto breve, ma è stata piena. È stata come una corsa, una rincorsa verso il Cielo. Ha preso la rincorsa dal giorno della sua prima Comunione, quando ha incontrato Gesù nel suo Corpo e Sangue". "Sì, perché Gesù non è un'idea, o una regola morale, no, Gesù è una persona, un amico, un compagno di strada", ha puntualizzato Francesco, salutando i ragazzi con questo augurio: "Che Gesù diventi il vostro grande amico, il vostro compagno di strada. Che Gesù vivo diventi la vostra vita! Ogni giorno e per sempre. Grazie di essere venuti! Buon campo e buon cammino!".

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