"Per un'altra strada" di Paolo Scarabeo

11.03.2021

di Egidio Cappello

"Per un'altra strada" di Paolo Scarabeo è un libro che si colloca sulla scia dei grandi interrogativi e delle grandi risoluzioni del Concilio Vaticano II. All'articolarsi ordinato delle argomentazioni, sottendono in modo silenzioso, i modelli di Chiesa, di società e di uomo, credente e non, chiaramente espressi negli Atti Conciliari.

Il tema centrale è costituito da una puntuale rivisitazione delle condizioni attuali della Chiesa cattolica, fatta alla luce delle indicazioni conciliari e sulla base di riferimenti autorevoli, ma la linea delle argomentazioni si amplia fino a toccare la visione generale dell'uomo e della società. L'autore riesce, restando ancorato ad un problema particolare, ad immergersi nella dimensione della universalità dove sono i principi fondanti della vita e della storia umana.

L'itinerario tematico si fonda sulle categorie dello spazio e del tempo, kantianamente intese. Lo spazio in quanto i problemi discussi sono il frutto di una concreta esperienza quotidiana, frutto di saperi divenuti carne nella propria vita concreta, il tempo in quanto il testo, presentando realtà e personaggi in tensione verso un futuro dal volto umano, muove riflessioni relative agli impegni propri di ciascun uomo nel compito di salvaguardare il creato, la società e se stesso.

C'è una fondamentale premessa nella Ouverture: oggi si hanno cento, mille immagini di Dio, ognuno legge in Dio la propria storia, i problemi della propria vita, e finisce con lo scarabocchiare il volto autentico di Dio. I soggetti sono gli autori di Dio e questo capita nello stesso popolo di Dio. Gli effetti di tale smisurato libro di immagini di Dio, nelle quali convivono pensieri opposti, bisogni opposti, principi e progetti opposti, come la ricchezza e la povertà, la conservazione e la contraddizione, l'unione e la separazione, l'unità e la diversità, l'inclusione e l'assoluta esclusione, la composizione e la frammentazione dell'amore, sono strutture che creano debolezza e stanchezza nelle viscere della Chiesa.

Da due citazioni autorevoli del Cardinale Martini e del giovane Joseph Ratzinger, l'autore riflette la stanchezza della Chiesa contemporanea, stanchezza dovuta alla diversa velocità tenuta da una parte dalla cultura sociale, giuridica, politica e dall'altra parte dalla cultura della Chiesa. La Chiesa è indietro di molti anni rispetto al mondo e questo è causa di abbandono e di assopimento generale. Papa Bergoglio dice la sua e invita a non sonnecchiare, invita a rileggere la storia del Vangelo, a fidare sulla volontà di Gesù di fare nuove tutte le cose, invita ciascuno a credere negli strumenti intellettivi e virtuosi di cui è in possesso. Ecco la necessità di mettersi in cammino.

L'idea di una Chiesa in uscita è un motivo tra i più qualificanti del magistero di Papa Bergoglio. Prima di scegliere la strada da effettuare, Paolo Scarabeo invita, con il Santo Padre, a riprendere il cammino verso il Dio autentico, e ancor prima, a riappropriarsi della consapevolezza di essere chiamati a svolgere un compito storico, epocale. Dove domina la sosta e la conservazione dei privilegi, non c'è futuro, di alcun genere.

Ebbene la strada è quella di sempre, è un'altra rispetto a quella percorsa da chi non cammina verso Gerusalemme. Se la strada non è colorata ai propri margini dai colori del Vangelo, se non si sentono i rumori dei sandali di Cristo, se non ci sono orme tra la polvere, allora non è quella da percorrere. Le proposte dell'autore sono pietre miliari dei richiamati Atti Conciliari. Bergoglio li definisce con ricchezza espressiva: crescita di una corresponsabilità laicale; riconoscere spazi di pensiero e di progettazione alle donne e ai giovani; rifiuto di una pastorale di conservazione per assumere una pastorale che faccia perno sull'essenziale; creazione di un modo nuovo di parlare di Dio, dell'uomo e del mondo; accogliere con gioia le novità relative alla vita relazionale; fare della vita una sequela di donazioni secondo il modello di Gesù.

Il cristiano della Chiesa di oggi deve lasciare il segno e trasmettere fiducia. Con questo invito l'autore del testo, studioso e uomo di grande ottimismo, traccia itinerari possibili a chiunque. C'è un chiaro monito al termine del saggio: occorre nutrire una attenzione particolare per i giovani da parte di chiunque ha responsabilità educative e formative. I giovani sono il corpo della società e il corpo della Chiesa di domani. Dalla maturità umana e spirituale dei giovani dell'hic et nunc, deriva il futuro del pianeta. Questa è la partita più difficile che gli adulti di oggi, devono disputare, anzi che stanno disputando

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