Percorsi abilitanti nel caos: il disastro firmato Bernini e Valditara

29.05.2025

di Mario Garofalo

Migliaia di docenti abbandonati dal Governo tra corsi fantasma, costi insostenibili e mobilità forzata

Mentre il Ministero dell'Istruzione e quello dell'Università si riempiono la bocca di parole come "merito", "qualità" e "formazione", migliaia di insegnanti vincitori di concorso vivono sulla propria pelle l'ennesimo cortocircuito istituzionale. A distanza di mesi dall'avvio previsto, i percorsi abilitanti – tanto decantati dalla ministra Anna Maria Bernini – si rivelano per quello che sono: un fallimento clamoroso, figlio dell'approssimazione politica e dell'indifferenza verso il mondo della scuola.

I numeri sono impietosi. Le università procedono in ordine sparso, senza indicazioni chiare. In molte regioni i corsi semplicemente non esistono. In altre vengono attivati con ritardi inaccettabili o con posti limitatissimi. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: centinaia di docenti costretti a spostarsi da una regione all'altra per seguire lezioni, spesso in modalità mista o completamente online, pagando fino a 2.500 euro a università telematiche che stanno facendo affari d'oro sulla pelle dei precari.

Non bastasse, a tutto questo si aggiunge la beffa dei permessi lavorativi. Insegnanti già impegnati in supplenze, spesso con contratti a termine, devono chiedere giorni per seguire corsi che dovevano essere accessibili e territorialmente organizzati. Il tutto in un clima surreale, dove la responsabilità viene rimpallata tra ministeri, atenei e uffici scolastici regionali.

Il dato politico è chiaro: il Governo ha tradito la scuola, ancora una volta. Ha promesso un sistema di formazione stabile e di qualità, e ha prodotto un mostro burocratico che rischia di lasciare a casa chi ha vinto regolari concorsi. Un paradosso degno di uno stato disfunzionale, non di una Repubblica che si vanta di tutelare il diritto all'istruzione.

E se è vero che non si può prevedere chi diventerà un grande insegnante, è altrettanto vero che i ministri Bernini e Valditara hanno già dimostrato tutto il contrario della competenza. Nessuna visione, nessuna capacità gestionale, nessun rispetto per il lavoro di chi ogni giorno tiene in piedi le aule di questo Paese.

La domanda che migliaia di docenti si pongono oggi è la stessa: perché un concorso pubblico viene vanificato da un sistema così indecente? Perché devono pagare, letteralmente e metaforicamente, per colpe che non hanno commesso?

Nel silenzio assordante del Governo, si consuma l'ennesima umiliazione per il personale scolastico. E se qualcuno pensa che l'indignazione passerà in fretta, farebbe bene a ricredersi: perché questa volta la rabbia è trasversale, documentata, concreta.

E ha un volto: quello di insegnanti precari, competenti, determinati, che hanno già dato tutto. E che ora chiedono solo ciò che è loro dovuto.

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