Periferia Italia, 'Draghi riapra 200 ospedali chiusi'

28.04.2021

"Il Recovery Plan presentato in questi giorni alle Camere, dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, non prevede fondi sufficienti per la Sanità. Per questo abbiamo lanciato la campagna di sensibilizzazione 'Il virus è invisibile, noi no! - #Riapriamoli' per la riapertura dei 200 ospedali chiusi in 10 anni. Questo è infatti l'appello che rivolgiamo a Draghi per accantonare la proposta sulla riapertura degli ospedali di comunità che rappresenta soltanto fumo negli occhi degli italiani". Così il Segretario di Periferia Italia, Antonio Tedeschi, che nei giorni scorsi aveva già spiegato in un video girato nei pressi dell'Ospedale Ss.mo Rosario di Venafro (IS) e lanciato sui Social i contenuti della proposta di Periferia Italia.

"Se la politica sanitaria portata avanti in questi decenni - ha poi continuato - non avesse fallito su tutti i fronti, il nostro Paese sarebbe sicuramente riuscito a fronteggiare l'emergenza da Covid-19 in modo totalmente diverso. Tagliare i fondi alla Sanità infatti vuol dire giocare con la vita di tutti noi, in particolare con quella dei cittadini che vivono nelle aree interne e nelle periferie, dove la troppa distanza dagli ospedali di riferimento può essere fatale. È proprio per rispettare il diritto alla salute, che Periferia Italia lancia iniziative, petizioni, presidi, manifestazioni, proteste online su tutto il territorio nazionale - annuncia Tedeschi - Nello schema di Recovery Plan, elaborato da Periferia Italia, il tema salute assume un ruolo centrale e prioritario, per il quale riteniamo doveroso e necessario investire con fondi adeguati a colmare le falle di una gestione lacunosa che dura da decenni. E garantire la copertura di tutte le esigenze presenti e future del settore, soprattutto riguardo ai dipartimenti di Emergenza-Urgenza, grazie allo stanziamento di 27,6 miliardi".

"Lo stanziamento - spiega ancora il segretario di Periferia Italia - si tradurrebbe innanzitutto nel recupero del sistema ospedaliero rilanciando le strutture pubbliche svuotate dei reparti, i Dipartimenti di Emergenza-Urgenza, la riorganizzare del sistema Asl nazionale, che attualmente non funziona, attraverso l'adeguamento e la modernizzazione di tutte le sedi regionali e territoriali".

"Secondo il più recente rapporto sullo stato del Ssn, infatti, pubblicato a settembre 2019, tra il 2007 e il 2017, sono stati chiusi circa 200 ospedali, tagliati 45 mila posti letto, ridotto di 10 mila unità il personale medico e di 11 mila quello infermieristico. Situazione che si aggrava ancor di più nei casi di emergenza: a fronte di un simile numero di accessi al pronto soccorso, tra il 2013 e il 2018, analizzando i report del Ssn, sono state chiuse il 10% delle strutture, e si sono ridotte del 15% le ambulanze. Sono questi dati che ci hanno indotto a portare avanti questa battaglia di civiltà per ridare dignità ai malati, nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione italiana che recita: 'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti". 

"Nessuno - ha poi concluso - può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana'. L'Italia ha un'ulteriore possibilità di riscatto sul fronte sanitario. È fondamentale che il Presidente del Consiglio non faccia perdere al nostro Paese l'ultima vera occasione".

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