Perugia-Assisi. Diecimila giovani in marcia

22.05.2023

«La guerra continua ma non ci possiamo rassegnare. Rischiamo l'autodistruzione!». Lo slogan scelto per la Marcia della pace di domenica scorsa riassume bene la voglia di non rassegnarsi alla logica della guerra. Soprattutto perché a marciare da Perugia ad Assisi stavolta sono stati soprattutto i giovani, la generazione che più di tutti ha a cuore il futuro del Pianeta. Per questo la "Marcia della pace e della fraternità" ha voluto coinvolgere soprattutto gli studenti delle scuole e delle università, sempre più laboratori di pace, assieme ai loro insegnanti. Circa 10 mila persone che hanno marciato ancora una volta per chiedere la fine della guerra in Ucraina e di tutte le guerre dimenticate: questa è stata la terza edizione dall'invasione russa del 24 febbraio 2022. E la ventisettesima dal 1961, quando si svolse la prima, ideata da Aldo Capitini.

"Trasformiamo il futuro" è stato il tema di questa edizione. Per farlo, la Marcia ha chiamato a raccolta proprio e soprattutto i giovani, con migliaia di studenti e studentesse in cammino. La Marcia infatti è stato il punto di arrivo di un percorso attivato nelle scuole e degli incontri organizzati sabato alla vigilia della Perugia-Assisi. Oltre 25 chilometri dai Giardini del Frontone a Perugia fino ad Assisi. E arrivati davanti al sacro convento di San Francesco - dove ha portato il suo saluto anche il custode, fra Marco Moroni - è stato firmato il "Patto di Assisi", dedicato alla loro formazione e al loro protagonismo.

Il patto è stato sottoscritto dai rettori della Rete delle università italiane per la pace, dai dirigenti scolastici della Rete nazionale delle scuole di pace e dai sindaci del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani. L'obiettivo è la costruzione di quel "patto educativo globale", sollecitato anche da papa Francesco, che nasce come invito ad investire sui giovani «con programmi concreti e lungimiranti», come ha ricordato Flavio Lotti, coordinatore del Comitato promotore della Marcia. La manifestazione ha visto protagonisti 119 scuole da tutta Italia e 71 università. Presenti anche 150 enti locali e 280 realtà associative. Il francescano Padre Enzo Fortunato ha sottolineato che «la Marcia della pace e della fraternità è il segno di un'Italia viva e vivace, coinvolta e partecipe che non si arrende alle logiche della guerra, ma si ostina a cercare il dialogo».

Tra i diecimila c'erano anche, fra gli altri, il fondatore del Gruppo Abele e diversi esponenti della politica nazionale. «Una marcia bellissima dedicata a studenti e studentesse, abbiamo sfilato per chiedere che il governo investa sulla speranza invece che sulla morte - ha detto Elisabetta Piccolotti, deputata dell'Alleanza Verdi Sinistra - e c'è una sola strada per il cessate il fuoco in Ucraina ed è la trattativa diplomatica tra Usa e Cina, con la mediazione dell'Europa».

Non sono mancate le polemiche da parte di chi, da dietro un computer, si è sentito in dovere di accusare i partecipanti di non essere invece in Emilia Romagna ad aiutare le persone colpite dall'alluvione. «Molti dei nostri amici non sono oggi con noi proprio perché stanno dando una mano agli alluvionati, mentre noi siamo qui a camminare per la pace, per risvegliare le coscienze», la replica di Flavio Lotti. La Marcia - è stato ricordato - darà avvio alla raccolta dal basso delle proposte d'azione da portare alle Nazioni Unite per la firma di un nuovo "patto per il futuro".

La manifestazione finale si è svolta alla Rocca Maggiore di Assisi. In occasione del 75° anniversario della Costituzione italiana, il presidente nazionale dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha consegnato ad una rappresentanza di giovani del Servizio civile la bandiera della pace come gesto simbolico "dell'alleanza intergenerazionale". «Noi abbiamo un'arma potentissima - ha detto ai giovani il presidente nazionale Anpi - che non causa morte ma crea vita. Si chiama Costituzione. Basta applicarla. Porta pace e fratellanza. Certo, richiede un grande impegno: per la solidarietà, la lotta contro le diseguaglianze, la fatica quotidiana della democrazia reale, la difesa delle libertà. Ma ci regala un sogno: un mondo in cui la guerra sia bandita, come condizione indispensabile per la stessa sopravvivenza della civiltà umana». Poi ha concluso: «Se leggete la Costituzione troverete due sole volte la parola Italia: l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, l'Italia ripudia la guerra. Pace e lavoro. Questa è l'Italia della Costituzione, l'Italia che vogliamo. Nonostante tutto il futuro è nelle nostre, nelle vostre mani, le mani delle partigiane e dei partigiani di pace e fraternità».

Alessandro Bergonzoni, funambolo delle parole, ha rivolto un "appello corale alla pace" e ai ragazzi ha detto di 

non fare passi indietro, ma solo passi in alto».

«Non esiste una guerra giusta ha ribadito l'attore - non esiste assolutamente. Se si vuole vincere non si parlerà mai di pace. Il problema è trattare anche con compromessi strani, con compromessi anomali, con compromessi storti, una trattativa anche storta, ma che sia una trattativa, un avvicinamento col rivale. Siamo qui - ha aggiunto Bergonzoni - per raccontare che c'è dissenso. Per raccontare che ci sono persone che fanno obiezione di coscienza, che ci sono persone che non si devono vergognare di fare obiezione di coscienza e di essere antiviolente. Non si può stare in silenzio. Se taccio - ha aggiunto- decidono per me. 

Se taccio sono colpevole».

Poi la risposta alle accuse reiterate a chi è contro la guerra di essere contro l'Ucraina: «Io non mi sento "filoputiniano", ma mi sento "filo" - ha detto - per cucire tutte le nazioni vicine e perché ci siano popoli con cui stare e non da conquistare».

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