Pico Della Mirandola e la dignità dell'uomo

28.05.2022

di Egidio Cappello

Pico della Mirandola visse, dal 1463 al 1494, per lo più in terra di Toscana. Di nobile famiglia, fu studioso del mondo classico, del mondo cristiano, della cultura ebraica e delle tradizioni arabe. Fu filosofo fin da giovane in quanto percepì subito che le culture diverse hanno uguali categorie concettuali e danno alle parole i medesimi significati. Tante apparenze che dividono i popoli, tante molteplici congetture sparse per il mondo, sono fattori unificanti e aggreganti. La filosofia ha quindi per Pico un valore sociale ed umano straordinario: non solo è sapienza di ciò che unisce, ma è anche fattore di unione e di pace. Assume un enorme rilievo culturale e storico il concetto/programma di pax philosophica, che Pico coniò a difesa di un progetto di unificazione di tutte le culture del mondo, sulla base della certezza che ogni pensiero ha parte della verità, ogni filosofia percorre vie proprie ma l'obiettivo è per tutte il medesimo, creare unità culturale e derivare da questa ogni relazione tra gli uomini.

La progressione verso l'unità culturale conduce l'uomo alla propria rigenerazione e alla uguaglianza con Dio. Come esempio di unità culturale Pico cita la comunanza dei significati delle teorie di Platone e di Aristotele, che lungi dall'essere in opposizione, si integrano e sono uniti nel loro cammino filosofico. La filosofia è tensione verso l'unità, è precisione concettuale, è progressione ed elevazione spirituale, è necessariamente umanesimo. Pico la preferisce alla retorica che, secondo lui, finisce nella leziosità e nella ricerca dell'eleganza formale e tralascia la finalità della cultura, che è condurre alla serenità le popolazioni. Una riflessione devo fare in premessa.

Leggo dai libri di storia della filosofia che Pico fu umanista e filosofo, rappresentante di una genia nuova di pensatori rispetto a quelli del Medioevo. Io sostengo che Pico della Mirandola fu umanista perché fu filosofo autentico, e non fu affatto nuovo rispetto ai filosofi del periodo precedente. Le categorie concettuali entro le quali Pico si muove sono quelle dei grandi filosofi del 200, come S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Francesco, ricercatori della via che conduce ad una piena uguaglianza tra l'uomo e Dio.

Classificare l'umanesimo di Pico della Mirandola come un sistema opposto e contrario al cammino filosofico tradizionale, quello medievale in particolare, perché fondato sulla visione di un uomo nuovo, con caratteri culturali nuovi, con bisogni di libertà e di autodeterminazione nuovi, con obiettivi di vita nuovi, un uomo che tende a vivere senza Dio e senza rapporti con il divino, vuol dire non cogliere lo spirito dei pensieri di Pico e conseguentemente vuol dire disperdere l'ottica con la quale l'intero movimento del quattrocento va letto e interpretato. L'uomo di Pico è l'uomo dell'Eden, l'uomo libero dell'Eden, l'uomo al quale Dio donò la natura più idonea perché fosse vicino ed uguale a lui.

L'Umanesimo si fonda proprio sul dialogo che Dio ha avuto con l'uomo tra gli alberi di Eden. Leggiamo dalle prime battute dell'Orazione, le parole pronunciate da Dio: "La natura degli altri esseri viventi è costretta entro leggi da noi prescritte. Tu non sei costretto da nessuna angustia; sei tu a definire la tua natura, secondo il tuo arbitrio, cui ti ho affidato. Ti ho posto al centro del mondo perché tu potessi guardare tutto ciò che è nel mondo. Noi ti abbiamo fatto né celeste né terreno, né mortale, né immortale, affinché tu possa darti la forma che vuoi. Tu sei libero e sovrano scultore e artefice di te stesso. Potrai degenerare negli esseri inferiori, i bruti, potrai rigenerarti, se lo vorrai, nelle cose superiori, divine".

Non avere, all'atto della nascita la stessa natura di Dio, o nascere senza una natura già designata e formulata secondo leggi da percorrere, è per Pico la condizione necessaria perché l'uomo, nella sua piena libertà, scelga, attraverso le azioni più giuste, di identificarsi con Dio. L'uomo non crea le cose del mondo, è creatore solo della propria personalità, della propria vita. La qualità essenziale dell'uomo è quindi la libertà. Mentre le bestie nascono tali per decisione di Dio, l'uomo ha la possibilità di scegliere di degenerare in attività inferiori o rigenerarsi in attività superiori e condurre una vita puramente razionale. L'uomo è fautore della sua stessa natura, è ciò che decide di essere, è detentore del principio di autodeterminazione: è questo il grande miracolo di Dio, creare l'uomo libero, e pertanto unica creatura prediletta.

Pico non vede nella libertà dell'uomo alcuno strumento di allontanamento da Dio, come è stato erroneamente letto in seguito. La libertà è dono che Dio ha fatto all'uomo perché lo stesso trovi nella propria intelligenza e nella propria capacità, gli strumenti per raggiungere la propria identificazione con la divinità. Ecco allora il come e il perché l'uomo è un microcosmo, non per vivere in modo autosufficiente o per gridare a Dio il proprio potere, ma per procedere nelle migliori condizioni verso la propria origine divina. Pico della Mirandola è allora l'icona della continuità del discorso filosofico, in un periodo in cui gli eventi sembravano cibarsi di opposizioni e di cruenti contrasti. Come abbiamo già sostenuto la filosofia era non solo sapienza di ciò che unisce, ma anche strumento di unione di percorsi storici diversi. 

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