Plotino di Licopoli: l’unità è il destino dell’uomo

02.05.2022

di Egidio Cappello

Plotino visse nel terzo secolo dell'era cristiana. Nato a Licopoli in Egitto viaggiò moltissimo e fu a Roma dove fondò una Scuola di cultura filosofica. Fu uomo e insegnante di gran pregio e apprezzato per la sua arte oratoria e per le sue riflessioni. Il nucleo del suo pensiero, tratto dalle Enneadi, è la ricerca del principio.La sua ricerca è nel solco della tradizione della cultura filosofica classica ma è letteralmente vivificata dallo spirito del messaggio di Gesù di Nazaret. Ebbene il principio, secondo Plotino, è l'Uno, è l'unità di tutte le cose, del mondo sensibile e del mondo intellegibile. L'Uno è trascendente ed immanente, l'Uno è perfetto, è infinito, ha una potenza illimitata, non ha forma, è fuori tutte le cose, ed è fuori dalle capacità intellettive e comunicative dell'uomo, è dinamico, non creato, totalmente origine di se stesso. 

L'uomo ha un rapporto particolare con l'Uno, conoscendo più ciò che non è che ciò che è, ma riuscendo, in ogni modo, a parlare di esso in quanto sono conoscibili tutte le realtà che derivano dall'Uno. Plotino avverte il bisogno da una parte di differenziare l'unità dalla molteplicità, la perfezione dalla imperfezione, l'infinitezza e l'eternità dalla finitezza e dalla spazialità temporale. Dall'altra parte intende creare un rapporto di derivazione della molteplicità dall'unità, in modo da assicurare ai percorsi di vita dell'intero cosmo il sigillo costante dell'unità originaria. Anche Platone suo maestro aveva affrontato lo stesso problema e, dopo aver ipotizzato l'esistenza del mondo iperuranio, aveva trovato nella figura del demiurgo che plasma il mondo, la legittimazione di un rapporto tra il mondo delle idee e il mondo sensibile. 

Plotino non intende soggiacere alle difficoltà che derivano comunque dalla esistenza di 2 mondi diversi, difficile da coniugare, e ricorre alla emanazione, per spiegare la derivazione del molteplice dalla unità. Plotino dovette rifiutare l'idea della creazione che implicava a suo modo di vedere, la volontà dell'atto creativo, volontà che rinviava a sua volta alla imperfezione perché si vuole ciò di cui si manca. L'emanazione da parte dell'Uno di realtà inferiori, restando immobile nella sua infinita potenza, appariva a Plotino la risposta più elevata a cogliere l'intimo rapporto tra l'essere unitario e gli esseri della molteplicità storica e quotidiana. 

Gli esempi addotti da Plotino chiariscono il senso della emanazione dell'Uno: la luce che una fonte luminosa irradia intorno a sé, il calore che viene irradiato dal fuoco, la linfa che dalle radici si porta sino ai rami più alti. L'emanazione avviene per sovrabbondanza: non è una questione di bisogno o di volontà, bensì un fatto naturale come si evince dagli esempi addotti. Più un essere è lontano dall'Uno, e più è privo della fonte o dell'origine. Per effetto della emanazione il mondo intellegibile presenta tre ipostasi o manifestazioni o persone. La prima è l'Uno, la seconda è il Nous, la terza è l'anima umana. La materia, sempre frutto di emanazione, è la parte più bassa della processione dell'Uno. 

Non possiamo non riflettere sulla trinità dell'Uno che nella emanazione non perde alcunché del proprio essere e informa di sé tutte le cose. Dall'Uno deriva l'intelligenza e da questa deriva l'anima umana. La caratteristica dell'anima è quella di guardare all'intelligenza e alla realtà corporea per cui c'è una unità sostanziale nella molteplicità della vita intellettiva, nei pensieri, e nelle scelte del vivere civile. Nessun evento storico è privo della luce dell'Uno. Interessante è la visione di Plotino circa il ritorno di tutte le cose all'Uno. Questo significa che nel cosmo è presente una tendenza all'unità. L'anima umana partecipa tramite l'intelligenza, tramite il Nous, alla tendenza all'unità del tutto. L'uomo ha gli strumenti intellettivi perché un pezzo di cosmo, quello che dipende da lui, prenda a camminare secondo la via che gli è propria, ossia il cammino verso l'unità del tutto. L'uomo ha il potere di liberarsi dalla soggezione a tutto quanto rinvia alla materia, che è la stazione più degradata dell'emanazione dell'Uno. Possiede la sapienza, la temperanza, il coraggio, la giustizia, doti che brillano dello spirito dell'unità e permettono l'uso delle virtù interiori proprie dell'uomo. 

Ma l'uomo può andare oltre: possiede ulteriori strumenti per accelerare il proprio cammino verso l'Uno. Le tentazione della disunità, Plotino ne era consapevole, accompagnano costantemente la vita di ciascuno. Ebbene Plotino sottolinea il valore della bellezza, dell'amore e della filosofia che danno alla ricerca dell'Uno un sapore particolare. Non si tratta di bisogno conoscitivo o di classificazione di esperienze, si tratta di rapporto intimo e spirituali con l'Uno. La riflessione plotiniana è sbalorditiva: nella bellezza, egli dice, l'uomo vede il principio di unificazione delle cose, coglie l'armonia anche tra gli arbusti secchi di una pianura assetata, nell'amore coglie l'intima relazione tra gli uomini e vede la storia umana come elevazione di virtù e di spiritualità. Nella filosofia l'anima si eleva e coglie l'origine del tutto e la destinazione del cosmo. A dimostrare ancora il potere di ciascun uomo, Plotino va oltre. Con l'estasi e solo con l'estasi, l'uomo si trasforma nell'Uno, si immedesima totalmente nella esistenza dell'Uno. L'uomo e la storia umana sono quindi destinati al congiungimento con l'Uno, il che vuol dire pensare e agire totalmente nello spirito dell'unità.  

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp