Ponti d'oro e strade di fango

04.11.2025

di Ma.Go.

Quindici miliardi. Li senti? Fanno rumore pure da fermi. Quindici miliardi per un ponte che esiste solo nei sogni di chi comanda, un sogno che serve ai potenti e lascia vuoti quelli che ci vivono sotto. Un sogno che per ora è andato a sbattere contro la lucidità della Corte dei Conti. Intanto le scuole cadono a pezzi, gli ospedali respirano a fatica e i treni, quelli veri, arrancano come muli stanchi sulle rotaie del Sud dimenticato.

E poi c'è chi parla di "grande opera", di "unire l'Italia". Che unione sarebbe questa? È una spaccatura travestita da progresso. È come mettere un fiocco d'oro sopra una ferita ancora aperta. A Messina e a Villa San Giovanni servono ponti di dignità, di diritti, di futuro, costruiti con mani oneste e con pensieri puliti.

Li sento già, i signori col sorriso stampato in faccia, che dicono: "porterà lavoro". Certo, lavoro per chi già siede ai tavoli dei ministeri, per chi si divide la torta. Al popolo restano le briciole: il turno di notte, il cantiere insicuro, la promessa che si dissolve all'alba.

La verità, amici miei, è chiara: un Paese che mette la scuola al primo posto sceglie la libertà. La libertà si costruisce con i libri, con la conoscenza, con la possibilità di pensare. La sanità si difende con i medici, con gli ospedali che funzionano, con la fiducia nella vita di ogni persona.
E allora, se proprio dobbiamo sognare, sogniamo un'Italia che spende quei quindici miliardi per rimettere in piedi le aule dove si impara a crescere, i treni che portano i ragazzi al lavoro, gli ospedali che ridanno fiato e speranza.

Il ponte vero unisce le persone, collega Nord e Sud, avvicina ricchi e poveri, lega chi ha con chi attende ancora. È fatto di giustizia, di coscienza, di verità.

La mafia – quella vera, quella in giacca e cravatta – si sconfigge con la conoscenza e con la partecipazione. Finché un ragazzo cadrà da un soffitto marcio mentre un ministro brinda alla "grande opera", questo Paese resterà prigioniero delle sue stesse bugie. 

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