Primavera al Maghzen

14.04.2022

di Patrizia Mastrogiovanni

Esiste un luogo a Formia, ai piedi del borgo storico di Castellone, destinato a diventare un faro culturale ed artistico per le nuove e vecchie generazioni di amanti dell'arte, che aspirano ad un arricchimento spirituale ed emotivo raggiungibile tramite visioni ed incontri.

Si tratta di un piccolo spazio su salita Castello, "Maghzen", adiacente al famoso teatro romano, e di questo parte, con le sue volte a botte e le mura in opus reticulatum, già assunto alla cronaca locale e nazionale con la serie di esposizioni estive 2021 "Castello di carte", ospitante dodici artisti di fama, alcuni anche internazionale.

Torna ora, nella primavera del 2022, a riaprire con le opere di quattro degli artisti già esposti: Alessandra Giovannoni, Giovanni Lamorgese ,Francesca Tulli,Rocco Zani, tutti quotati a livello nazionale e/o internazionali .

Alessandra Giovannoni incanta con i suoi toni di verde o azzurri , entrambi in monocromato, acquerelli di grande delicatezza pittorica, dall'aspetto immediato di fotografie sottoposte a diaframmi o ritocchi che ben rendono la visione poetica. Un figurativo che può facilmente sfociare in sintetismo astratto di matrice simbolista, mi sovviene P. Serusier (Il talismano), luci ed ombre in stesure monocromatiche di grande suggestione.

Giovanni Lamorgese stupisce con la sua tecnica scultorea in cartapesta derivante dalle sue collaborazioni teatrali e cinematografiche, e con artigiani storici del Salento. Più vero del vero, imita l'osso e la materia rendendo leggero ciò che è pesante (Magritte e gli ossimori) meditando sulla morte e le illusioni dell'ego Francesca Tulli , scultrice, propone bozzetti acquerellati con sottili figure femminili in chiaroscuro, giocanti ed arricchite da una striscia verde brillante chiaroscurata che ne enfatizza il movimento. Leggerezza mi sembra la parola chiave, armonia e suggestione.

Rocco Zani non si definisce artista, ma è una figura poliedrica ed attiva nel sud pontino. Conoscitore d'arte, si diletta in un graffitismo a penne e pennarelli, a volte con inserti ragionati di collage, un figurativo gioioso che recupera l'ingenuità e l'infantilismo del segno.

Senza dimenticare le istallazioni fisse , nella saletta attigua, dell'artista e promotrice Maria Villano, ricercatrice attenta nel campo della scultura. Superbe le sue variegate teste che affascinano per la purezza formale, la levigatezza, l'essenzialità tipica di Brancusi, ma ancor di più dell'arcaismo cicladico (terzo millennio a.C.): quelle prive di occhi ma contraddistinte dalla linea curva e dalle rotondità, o quelle bifronti in grado di guardare contemporaneamente al passato e al futuro.

Mirabili le grandi sculture in gesso bianco o colorate, forate, piegate, femminili direi, sebbene denominate al maschile "Guardiani", ma sempre curvilinee tranne sui singoli davvero maschili, riconoscibili nella rigidità del segno.

E non di meno le esperienze pittoriche figurative, in cui mantiene fede allo stile personale sintetico e bidimensionale , realizzate con carte colorate ed incollate alla maniera di Matisse (i papier collé) .

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp