Protagora di Abdera: “L’uomo è la misura di tutte le cose”

11.04.2022

di Egidio Cappello

Il cammino della filosofia, da Talete a Protagora, è un cammino verso l'uomo, un cammino della mente umana verso se stessa. Il fondamento dell'ordine del mondo, abbiamo visto, è cercato inizialmente tra gli elementi naturali, tra le cose che creano vita e permettono agli uomini di vivere, l'acqua, la terra, l'aria, il fuoco. Ogni elemento primordiale, riesce a fornire ragioni su spezzoni di vita ma lascia sempre qualcosa fuori di sé. Anassagora mette insieme i quattro elementi per cogliere, nella sua interezza, l'insieme cosmico. E Democrito pensa agli atomi, realtà indivisibili ed eterne, che danno organicità al mondo con le proprie insite leggi. Sono tutti tentativi culturalmente esaltanti ma poco efficaci a individuare il fondamento del cosmo, il fondamento della storia e della vita umana. La verità, nei vari tentativi, rimane come ridotta, e si rivela parziale, frutto di una ragione impedita e soffocata nelle proprie funzioni.

Eppure in ogni tentativo fa capolino la consapevolezza che è la mente umana, l'intelligenza, il Logos, il Nous, l'origine e la radice vera di ogni ordine del cosmo. Il riferimento alla mente umana cresce nel tempo e, da principio teorico, si trasforma nella qualità più caratterizzante la persona concreta. Così il Logos o il Nous diventano le risorse e le capacità pensanti dell'uomo, o meglio degli uomini. Sono gli uomini che assumono sempre più la certezza di essere protagonisti e attori della verità. Diventa un ricordo l'attenzione verso le radici primordiali del mondo, la terra, l'aria, l'acqua e il fuoco: sono gli uomini il soggetto della storia, è la mente degli uomini l'origine dell'unione di tutte le cose. Perde senso la necessità di ricavare il comportamento giusto da leggi naturali, si impone il contrario: dall'uomo si origina la verità, dalla mente umana scaturisce la comprensione del valore delle cose e dell'uomo stesso.

"L'uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono, in quanto sono e di quelle che non sono, in quanto non sono": in questa espressione è riassunto il pensiero gnoseologico ed etico di Protagora, espressione che, nella storia della cultura filosofica, ha avuto molteplici letture e interpretazioni anche diverse. Proviamo a capire le parole del nostro filosofo. Egli dice che gli uomini sono la misura dei beni, la misura dei valori, la misura della validità dei comportamenti umani. Ebbene questi valori non sono obbligazioni o norme oggettive eterne da rispettare senza il consenso, l'adesione e il discernimento degli uomini. Sono questiil fondamento dei valori, sono gli uomini che valutano, in ogni momento storico, il peso e il senso di un valore o di un bene. La valutazione e l'accoglimento di un valore avviene attraverso la conoscenza di quello che il valore è e di quello che lo stesso non è. Al di sopra dei valori quindi ci sono le comunità, ci sono le aggregazioni, le scuole di cultura, ci sono i saggi che valutano, che discernono, che rilevano l'efficacia e l'utilità delle convinzioni, delle congetture, delle credenze, dei valori storici appunto. Sono gli uomini a leggere i beni dei momenti storici, a capirne la validità attraverso l'esame delle qualità che sono presenti e di quelle che invece non sono presenti. La realtà di un valore deve sottostare al continuo giudizio della comunità che lo segue e lo realizza.

Protagora intende problematizzare quei valori che acquistano potere nel corso degli anni, che si legano a ideologie di ogni genere e finiscono coll'imporre direzioni storiche sbagliate. È difficile sostenere un'ottica individualistica a fondamento della espressione di Pitagora, pensiamo invece che Pitagora affidi agli uomini e alle comunità il compito di vegliare e giudicare il valori che sottendono alla dinamica storica. Se è relativismo, quello di Protagora, si tratta di un relativismo sano in quanto afferma che la credibilità di una concezione o di una norma è relativa all'utile ossia al benessere di una comunità. Il relativismo socializzante di Protagora presuppone la validità del dialogo, della partecipazione di tutti alle sorti del proprio paese. Il cosmopolitismo che costituisce la nuova emergente realtà culturale e politica del mondo greco, suggerisce con chiarezza la visione condivisa di un mondo aperto, allargato alla generale utilità e non circoscritto a recinti localizzati e a interessi di parte. Sono le comunità portatrici di giuste dotazioni, di preziose virtù che hanno il potere di azzerare velleità individuali e creare invece uno spirito socializzante e aggregante.

Protagora pensa quindi alla utilità che non è affare dei singoli e dei prepotenti di turno, ma la virtù che dà valore ai propositi e alle idee. Protagora pensa che tale virtù è insegnabile a tutti in quanto tutti hanno gli strumenti intellettivi per partecipare da protagonisti alla storia della propria città e alla storia dell'umanità tutta. Con Protagora la filosofia ha raggiunto una visione superba dell'uomo e della sua intelligenza: la ricerca successiva resterà nei meandri del pensiero umano per scoprirne aspetti nascosti e portare alla luce dotazioni recondite. 

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su Facebook, su Twitter o unendoti al nostro canale WhatsApp