Putin, la citazione del Vangelo fatta ieri «è una bestemmia»

19.03.2022

Lo Zar per mascherare i suoi crimini, ieri in uno scenario paradossale, ha citato il Vangelo di Giovanni. Unanime la condanna dal mondo cattolico: da Bruno Forte a Spadaro e non solo...

La citazione dal Vangelo di Giovanni fatta ieri nel suo discorso dal presidente russo, Valdimir Putin, ha provocato sconcerto e irritazione. Sentir citare la frase «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» dall'uomo responsabile di aver dato il via all'invasione militare russa nel territorio ucraino, stride proprio con il comportamento messo in atto dal leader russo. Durissimo il commento dell'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, stimato e noto teologo: «È un'autentica bestemmia».

E aggiunge: «È una strumentalizzazione del Vangelo finalizzata ad una autogiustificazione. Mostra tutta la debolezza profonda di Putin che non riesce più a trovare argomenti per giustificare questa follia di una aggressione ingiustificata e totalmente immorale». Insomma, prosegue l'arcivescovo «è certamente un atto sacrilego citare in questo modo il Vangelo» e questo «aggiunge alle gravissime colpe di cui si sta macchiando quella di una autentica bestemmia: usare Dio per giustificare il male compiuto tocca il vertice dell'immoralità e perfino della follia».

Da parte sua il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, ha commentato con un tweet questa citazione della Bibbia da parte del presidente Putin. «La politica non deve usurpare il linguaggio di Gesù per giustificare l'odio. La retorica religiosa del potere e della violenza è blasfema».

A rendere ancora più stridente questa scelta di Putin di pronunciare la frase tratta dal Vangelo di Giovanni per giustificare l'atto di guerra compiuto, vi è il fatto che le stesse parole del versetto 13 del capitolo 15 - hanno ricordato in molti - erano scolpite sulla tomba del beato padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia per la sua attività in favore dei bambini e della legalità.

Parole che papa Francesco visitando la tomba del martire nel settembre 2018 aveva sottolineato che «ricordano a tutti che dare la vita è stato il segreto della sua vittoria, il segreto di una vita bella».

Il nostro è un parere certamente meno autorevole, rispetto ai due riportati, ma non ci esimiamo dal ripetere quanto andiamo affermando ormai dall'inizio delle ostilità, quello compiuto da Putin in Ucraina è una atto di terrorismo, con l'aggravante della minaccia nucleare. Un folle al potere di una armata che, dopo aver avuto la necessità di ripresentare una narrazione storica alterata per giustificare la sua "impresa militare", usa ora Dio e il Vangelo, con il benestare del suo amico e 'complice' Kirill, per mascherare l'orrore dei crimini che sta compiendo. Signor Putin, chi spara su ospedali, scuole e civili, non è un leader e non ha bisogno del Vangelo... semplicemente è un terrorista che speriamo tribunali umani sapranno condannare, ma che certamente riceverà il "giusto" da quel Dio di cui con tanta spocchia ora si serve.

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