Ricevete lo Spirito Santo

21.05.2021

Una Lectio per Pentecoste

di Paolo Scarabeo

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Cinquanta giorni dopo la Pasqua è accaduto qualcosa che ha rigirato, ha rivoltato come un guanto gli apostoli: un gruppo deluso che si sta sfaldando, impaurito, barricato in casa, improvvisamente trova l'audacia di affrontare la città, quella città che uccide i profeti, e di predicare a viso aperto qualcosa di incredibile: "Quel Gesù che voi avete ucciso è risorto" (cfr. At 4,10).

E non erano professionisti della parola, solo dei pescatori, non si appoggiavano sulla loro eloquenza, ma su qualcosa d'altro. Questo qualcosa che ha armato il loro cuore, che li ha riempiti fino a farli sembrare come ubriachi (cfr. At 2,13), è lo Spirito Santo.

Raccontano gli Atti degli Apostoli che parevano ebbri, come eccessivi, fuori misura. In fondo, bisogna essere un po' così, un po' incoscienti, fuori misura, un po' eccessivi, per parlare di Cristo, altrimenti non riscaldi il cuore di nessuno.

Perché troppa gente è ebbra, ma di pessimismo. Lo Spirito Santo ci vuole ebbri, invece, di forza, di speranza, di fiducia, di generosità, di gioia.

2. Nel cenacolo «apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno». E ognuna accende un cuore, sposa una libertà, consacra una diversità.

Lo Spirito Santo dà ad ogni creatura una genialità che le è propria, una santità che è unica. Tu non devi diventare l'opposto di te stesso per incontrare il Signore o per essere santo. In Gesù, Dio ha riunificato l'umanità in un popolo di fratelli. Nello Spirito Santo fa della mia unicità una ricchezza.

La Chiesa come Corpo di Cristo è comunione; la Chiesa come Pentecoste continua è invenzione, poesia creatrice, ricerca. Come due tempi di un solo movimento, di un solo respiro. Nel Cristo siamo uno, nello Spirito Santo siamo unici.

«Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"».

Negli apostoli respira ora il respiro di Cristo, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva unico, che faceva diverso il suo modo di amare: che spingeva Gesù a fare dei poveri i prìncipi del suo regno, che ha reso il suo volto forte come quello di un eroe e tenero come quello di un innamorato. Quel respiro li ha trasformati.

Ciò che è accaduto cinquanta giorni dopo la Pasqua a Gerusalemme avviene sempre, avviene in ciascuno: noi siamo immersi in Dio come nell'aria che respiriamo, lo Spirito entra in noi continuamente come il respiro.

3. E noi, cosa dobbiamo fare? Per prima cosa: accogliere. Accogliere questo straordinario soffio di Dio perché possa portare Cristo vicino, vicino come il respiro, perché faccia crescere in noi gli stessi sentimenti che erano in Gesù. Accoglierlo, perché il mio piccolo io deve dilatarsi nell'infinito io di Dio.

E poi una seconda cosa: perdonare. «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Il perdono dei peccati non è una missione riservata ai preti, a loro spetta il ministero, ma è un impegno per tutti, per chiunque abbia ricevuto lo Spirito di Cristo, donne e uomini, grandi e bambini.

«Perdonate», che vuol dire: piantate attorno a voi delle piccole oasi di riconciliazione, piantate piccole oasi di pace in tutti i deserti della violenza; tutto intorno a voi create dei sistemi di pace, strade di avvicinamento, ponti da attraversare, riaccendete il calore, riannodate fiducia.

Se tutti moltiplichiamo piccole oasi di pace, queste conquisteranno i deserti della violenza. Perché perdonare, scrive Raimon Panikkar, «equivale e de-creare il male». De-creare vuol dire demolire, azzerare il male. Se invece non perdoniamo, il male si rafforza, resta vivo. Perdonare significa creare la nuova innocenza del vivere.

Allora, venga lo Spirito, venga come soffio creatore: riporti l'innocenza e la fiducia nella vita, e soffi via tutte le ceneri delle paure.

Lo diciamo con le parole di padre Giovanni Vannucci: «Lo Spirito consolidi in noi la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla vita, alla gioia, all'amore». 

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