Rinnovare. Di cosa parliamo?

01.09.2021

Rinnovare non è tinteggiare, scrive Papa Francesco, ma smuovere dalle fondamenta. La pandemia ha imposto la rivisitazione delle convinzioni, ha proposto ripensamenti, modifiche, cancellazioni, ha ipotizzato nuovi itinerari di vita, ha sollecitato un rinnovamento integrale dell'uomo e della società. Ha rimosso la scala dei valori del mondo occidentale e ha indicato nuove rivoluzionarie priorità etiche, sociali ed umane. Molti hanno risposto, gridando in verità i bisogni umani da privilegiare e quelli obsoleti da cestinare. 

La pubblicistica, di marca essenzialmente politica, manifesta notevoli limitazioni in quanto è per lo più pensiero parziale e settoriale, legato a recinti culturali, con codici di comunicazione inamovibili. Devo osservare che non c'è ancora l'apertura mentale necessaria per individuare momenti e forme di un rinnovamento radicale. Non c'è ancora una letteratura che affronti il problema del rinnovamento con una adeguata visione culturale e spirituale. Con grande meraviglia noto l'esistenza di un documento nuovo, con approcci nuovi agli eventi della storia, con termini dai significati nuovi. 

Parlo dell'Esortazione Apostolica "Evangelii gaudium" di Papa Francesco che, pur occupandosi del necessario rinnovamento della Chiesa, guadagna con straordinaria progressione, le coordinate spaziali e temporali dell'intera storia umana sicché il rinnovamento diventa un evento universale. Dalle prime battute, il lettore attento si rende conto che l'intento del Pontefice è guidare, nella maniera più autentica, il rinnovamento culturale e sociale dell'intera umanità. La "Evangelii gaudium" non è uno studio sullo Stato della Chiesa e sul mondo attuale, non è una rivisitazione di modelli temporaneamente debilitati da situazioni penalizzanti, bensì un racconto di storia, un racconto di eventi e di fatti reali, un racconto di cuori che pulsano, di menti che scalpitano, di mani che tendono verso traguardi possibili. 

Sicché la Chiesa perde ogni significato teorico di modello e si fa subito cammino di vita, cammino unitario di vita, fatto di angosce, di tortuosità, di speranze, di relazioni di singoli e di comunità. Il rinnovamento della Chiesa di Cristo, nel linguaggio di Papa Francesco, rientra in un quadro di conversione dell'intera umanità, ormai consapevole della necessità epocale di guadagnare la via maestra del bene. La trasformazione integrale dell'umanità non causa soluzione nella continuità della storia dei popoli, pur essendo la più profonda delle rivoluzioni possibili. Fissiamo adesso la particolarità della conversione di cui deve essere consapevole la Chiesa e l'umanità tutta. 

Una premessa è fondamentale, la convinzione che tutti nascono missionari e restano missionari. La missione, scrive Papa Francesco, non è un principio altro dalla vita della Chiesa ma è la vita stessa della Chiesa, così non è un principio che si aggiunge alle leggi della vita sociale, ma è la norma che fonda l'azione comunitaria. Nella pienezza del proprio significato la missione si identifica con la vita. E' relazione, è ascolto, è accoglienza, è attenzione, è composizione, è progresso, è pace, è giustizia, è solidarietà, è fraternità, è rispetto, è amore. La politica, l'economia, la scienza, la tecnologia, la ricerca, l'educazione, la progettazione hanno nella missione la ragione della propria esistenza. Missione è tendenza al bene, è tendenza alla vita di tutti, in modo particolare coloro che sono in difficoltà, per mancanza di cibo, di medicinali e di acqua potabile. Il suo orizzonte abbraccia una realtà unica, universale, di cui la Chiesa occupa la posizione centrale con funzione di punto di riferimento. "Ogni istituzione", ammonisce il Papa, "porti nel proprio ambito gli impegni della conversione della Chiesa e ne faccia nutrimento per lo svolgimento delle proprie singolari attività". La Chiesa non è la gerarchia degli ordinati, non è una categoria privilegiata, bensì tutto il popolo di Dio. Non esistono esclusi per questioni naturali o storiche: chiunque avverte in sé la presenza dello Spirito di Dio, chiunque lo sente e lo cerca, è membro vivo della Chiesa. 

Come membro della Chiesa, ogni uomo è missionario e quindi è soggetto di evangelizzazione ossia è protagonista di camminamenti, come soggetti di evangelizzazione sono la famiglia, la parrocchia, il gruppo di lavoro, la società, la città, la nazione. L'opera del singolo non è separabile da quella dell'insieme in cui egli vive ed opera; la sua capacità di evangelizzazione dipende dalla qualità della relazione spirituale che egli riesce a creare con i suoi vicini. Il Papa è consapevole delle difficoltà che impediscono al popolo di Dio di convertirsi e di trasformarsi in forza missionaria, difficoltà "interne" allo stesso popolo, ed esterne, derivanti dalle condizioni storiche e oggettive. La cultura della missione impone non solo una totale trasformazione della mentalità, dell'intelligenza, del discernimento, del linguaggio, che sono fondamenti delle azioni e delle scelte quotidiane di vita. Anche le strutture organizzative culturali e motivazionali ne sono pienamente coinvolte. Ecco il senso e lo spessore della conversione rinnovatrice di Papa Francesco, un immergersi nella vita autentica dell'uomo facendo propria la storia di Dio. Per capirne la complessità e per coglierne realmente gli aspetti culturali, esistenziali e storici, oltre a doti intellettive notevoli e profondo spessore spirituale, occorrono disponibilità e volontà a farsi trascinare dall'itinerario di trasformazione. Lo spettatore non protagonista è totalmente fuori da ogni ottica missionaria. 

Chi non vede o peggio chi non conosce i propri difetti e predica di non aver bisogno di alcun emendamento, non ha possibilità di accogliere la cultura della missione. Negli atteggiamenti frenanti della logica della conversione, ci sono l'autopreservazione, che fa scegliere situazioni di comodo, l'introversione ecclesiale, la desertificazione spirituale, la centralizzazione delle decisioni, il principio facile del "si è fatto sempre così", il rifiuto del ripensare, del rivedere e del ricapitolare, che abbatte il desiderio della creatività e dell'audacia delle decisioni, l'uso di mezzi comodi anche se inefficaci. Papa Francesco propone invece lo stile missionario nella comunicazione, nella ideazione, nella progettazione, nella realizzazione e nella verifica delle attività e delle soluzioni, stile che mentre identifica e qualifica l'uomo di fede e di scienza, fornisce strumenti di crescita e risorse per essere promotori di conversione e di rinnovamento. Lo spirito missionario privilegia l'essenziale, l'importante, l'urgente, non è vuoto, non è fumoso, non è indifferente, non è al servizio di alcuna effimera verità; lo spirito missionario è attratto di conseguenza dalle situazioni di privazione della dignità umana, e cerca i territori ove sono gli ultimi della terra, gli affamati, i muti, i poveri: sono questi il frutto della iniquità che genera violenza, il frutto dell'indifferenza, dell'idolatria del denaro, della mancanza di norme etiche, del consumismo sfrenato, della cultura a più voci del soggettivismo, dell'individualismo e della superbia famelica degli uomini di potere. 

La Chiesa missionaria tende a trasformarsi in popolo missionario, in umanità missionaria, e questo è possibile solo attraverso l'unione del Vangelo con la cultura, il che significa riuscire a dipingere la vita con l'insegnamento di Cristo e colorare la giustizia, l'economia, la società, la politica, il lavoro, la sanità con gli insegnamenti dello Spirito Santo. Rinnovare, dice Papa Francesco, lo ripeto ancora, non è tinteggiare, ma smuovere dalle fondamenta.   

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