Roma-Napoli, dov’è l’umanità?

23.04.2021

Una dodicenne disabile pestata da bulle e filmata durante la violenza. 
Un uomo ucciso per un parcheggio! È crisi di umanità!

di Paolo Scarabeo

Una 12enne disabile è stata picchiata da tre ragazze più grandi di lei, ma sempre minorenni, mentre trascorreva la giornata in un parco a nord di Roma. Ce lo hanno raccontato i media. La violenza, avvenuta nei primi giorni di aprile, è stata ripresa con i cellulari e mandata in diretta su Instagram. Nel filmato si vede la bambina con la maglietta strappata, i graffi sulla faccia e sulla pancia e i lividi sui fianchi.

Inizialmente la 12enne è stata aggredita da una sola ragazza che l'ha prima spinta, per poi darle un pugno e prenderla per i capelli. Quando la giovane è caduta a terra, sono arrivati altri ragazzini che l'hanno circondata. A quel punto hanno iniziato a picchiarla in tre. Fortunatamente un gruppo di persone è intervenuto per porre fine alla violenza.

In quegli stessi istanti è arrivata la madre della 12enne che l'ha portata al pronto soccorso dell'ospedale dove la piccola è in cura. Dopo averla sottoposta a diversi esami, i medici l'hanno dimessa con 41 giorni di prognosi, un trauma cranico e altre visite a cui si dovrà sottoporre per diverso tempo. I genitori hanno poi deciso di rivolgersi al Centro Nazionale Contro il Bullismo - Bulli Stop. La denuncia, che sarà presentata alla procura dei minori, sarà per lesioni volontarie e stalking, e verrà allegato il video in cui la 12enne viene picchiata.

Nel frattempo, i Carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno arrestato quattro persone ritenute responsabili dell'omicidio del 61enne Maurizio Cerrato, custode del Parco archeologico di Pompei assassinato lunedì sera a Torre Annunziata. Cerrato è stato ucciso in una vera e propria spedizione punitiva, scattata dopo una lite per motivi di parcheggio.

Cerrato è stato aggredito e ucciso davanti alla figlia. L'uomo era stato picchiato, ma fatale è stata una coltellata al torace, inferta da uno dei quattro mentre gli altri lo tenevano fermo. "Ci tengo a precisare che non è corretto dire che mio padre è morto in una lite, a mio padre è stato fatto un agguato in piena regola, solo per difendere me, che ero la luce dei suoi occhi", aveva scritto su Facebook la figlia, Maria Adriana, aggiungendo che "mio padre è stato pugnalato e con questa gente non aveva mai avuto a che fare".

Prima della "spedizione punitiva", Cerrato ha avuto una lite con uno degli indagati al quale ha rotto gli occhiali, offrendosi, subito dopo di ricomprarglieli. L'uomo per tutta risposta lo ha colpito con un crick, ferendolo e allontanandosi per poi tornare, poco dopo, con gli altri tre complici per mettere a segno la missione di morte.

Tutto è scaturito perché la figlia del 61enne aveva spostato in strada una sedia, lasciata per "occupare" quel tratto, in modo da poter parcheggiare la sua auto. Un gesto, interpretato come uno sgarro, vendicato con la foratura di un pneumatico: un gesto che ha dato inizio alla catena di eventi conclusa con la morte di Cerrato.

Fin qui due racconti, diversi tra loro, ma figli di una unica grande crisi di "umanità". Ciò su cui vorremmo fermare la nostra attenzione, però, non è tanto il dettaglio dei fatti - seppure di grande gravità - quanto sulle ragioni che sottostanno ai due avvenimenti. Una dodicenne disabile, bullizzata: perché disabile? O perché? E poi, una violenza resa pubblica su un social, per sentirsi più grandi? Più importanti? Perché faceva ridere?

Un uomo, un padre ammazzato davanti alla propria figlia. Per una sedia spostata, per un parcheggio! Un colpo di crick e poi la violenza del branco e la coltellata fatale.

La domanda che sorge di impulso di fronte a tutto ciò è: verso dove sta andando l'umanità? Quale rotta ha scelto? Quale significato sta dando alla vita?

Il problema non è più solo sociale, è antropologico e porta dritto fin dentro la domanda fondametale sull'uomo! Qualcuno a proprosito della dodicenne ha scritto che "deve essere la scuola a farsi carico di tanto disagio".

Qualcun altro a proposito dell'assasinio di Torre Annunziata ha scritto che è stato l'epilogo tragico di una discussione.

Per noi nulla di tutto questo è vero o, almeno, non è determinante. Il problema è di altra natura e riguarda l'uomo stesso nella sua più vera identità. Un uomo che non conosce più il valore della fraternità, della solidarietà, della comunione. Un uomo che non riconosce più il "timore di Dio" come virtù, come valore.

In questi giorni un post su facebook recitava: "Prima li chiamavano immigrati; poi risorsa... quando inizieremo a chiamarli padroni?"... La risposta è arrivata oggi: "I soccorritori, arrivati troppo tardi, dopo il naufragio di giovedì al largo di Tripoli, raccontano di aver navigato in un mare di cadaveri e nessuno potrà dire quanti siano i migranti morti. Cento, o forse 130 persone che hanno supplicato e inviato richieste di soccorso prima di annegare in un Mediterraneo in tempesta".

E allora è chiaro: la dodicenne romana, il sessantenne napoletano, gli oltre 100 migranti annegati al largo di Tripoli, tutti sono figli di un unico dio minore, anch'esso vittima di uomo che non sa più essere se stesso, che viaggia a ritmi folli in una deriva subculturale enorme ed è solo come non mai, in balìa di un permessivismo ideologico che sta arrivando a sgretolarci. In un silenzio che ci rende un po' tutti colpevoli.

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