Saman Abbass, una ragazza, 2 foto completamente diverse.

18.06.2021

di Deborah Ciccone

Occhi tristi sotto un velo nero che non aveva scelto di portare in una, rossetto e sorriso di chi crede di avercela fatta nell'altra. 

Nel 2020 Saman, dopo essersi rivolta ai servizi sociali per denunciare gli abusi da parte della famiglia, era stata ospitata in una comunità per minori. Raggiunta la maggiore età era tornata a casa, a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, con l'intento di recuperare i suoi documenti ed essere finalmente libera. Ad aprile aveva denunciato nuovamente la famiglia che usava il suo documento di identità per trattenerla.

La perquisizione a casa, a seguito della denuncia, è avvenuta il 5 maggio, 15 giorni dopo, quando la ragazza era già sparita e i familiari avevano già lasciato l'Italia.

Tutto fa pensare al peggio per Saman, una ragazza dagli occhi neri pieni di sogni e coraggio. Sogni di libertà e coraggio di ribellarsi ad un sistema annichilente, che forse, pur di non farla vivere come voleva, l'ha preferita morta. L'ha capito Saman che per la sua famiglia più di ogni altra cosa, più dell'amore, conta l'onere. Anche per sua madre. Lei, la donna che l'ha messa al mondo, riferendosi alla morte, aveva detto "è l'unica soluzione". La ragazza con un audio, l'aveva confidato al fidanzato: "L'ho sentita con le mie orecchie, giuro. Non sono fiduciosa, se non mi faccio sentire per due giorni, allerta le forze dell'ordine".

Saman ha 18 anni, abbiamo scelto di parlare al presente, non solo perché il suo corpo non è stato trovato ma perché ci sono troppe altre Saman, troppe altre ragazze che sognano la libertà di studiare, di scegliere se e chi amare, troppe altre ragazze sognano di essere libere.

Quello di Saman, colpevole di aver rifiutato un matrimonio combinato in Pakistan e di essersi innamorata di chi voleva, non è affatto un caso isolato. Il Pakistan conta il numero più elevato al mondo di delitti d'onore documentati.

Si calcola che i casi non registrati siano molti di più, omicidi nascosti, che quindi non raggiungono le sedi giudiziarie. Il delitto d'onore è vietato e punito dal sistema giudiziario pakistano, eppure si tratta di una consuetudine tribale estremamente diffusa che sfugge facilmente al controllo delle autorità.

Nel caso di omicidio di una ragazza o una donna, la famiglia della vittima può concedere il perdono all'assassino, permettendogli così di non essere perseguito dalla legge. Niente si sta facendo per impedire drammi come questo. La politica ha il dovere di intervenire a tutela di tutte le ragazze si sentono Saman.

E invece, quando non strumentalizza, tace.

Il problema c'è. Riguarda tante donne che in Italia sono vittime di una famiglia patriarcale e integralista, non affrontarlo, ignoralo, per paura di essere tacciati di razzismo e islamofobia, non lo risolverà.

Bisogna mettere in atto strategie di prevenzione, imporre che le ragazze frequentino la scuola, sostenere la loro voglia di autodeterminarsi, troppo spesso repressa. C'è bisogno di dimostrare alle famiglie che come società civile non intendiamo assistere alla violazione di diritti umani ai danni di donne e ragazze, che rifiutiamo e condanniamo che venga impedita loro una crescita e una vita libere, che stiamo dalla parte di chi si ribella perché se per la cultura patriarcale il matrimonio forzato rientra tra i doveri di un genitore, allora tutelare queste ragazze, è un dovere di una società civile. 

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