San Remo oggi: il silenzio della Musica

08.03.2021

di Marciano Oliva

A poche ore dalla conclusione dell'ultima edizione di una Kermesse musicale sempre più proiettata all'annullamento completo dei nobili contenuti etici ed estetici, ormai divenuti puro ricordo di anni e decenni remoti, una domanda costante pervade l'animo di spettatori e critici "Servirà ancora a qualcuno, Sanremo?". Ai social certamente, pronti ad incrementare visualizzazioni, like ed introiti pubblicitari. All'industria musicale ancor meno e quasi per nulla all'animo umano, vero ed unico destinatario di un'arte emotiva di ben più nobili ed elevate origini. Canzoni così sconfortanti e sconnesse, prive di forma e di contenuti, non meritano, infatti, neanche un download, né tantomeno l'acquisto e l'ascolto.

A tal proposito, ripercorrendo velocemente ciò che abbiamo condiviso nei precedenti articoli di questa rubrica, risulta logico chiedersi: "Ma la musica? L'arte delle Muse di creare emozioni e magia nei cuori puri e sinceri ?Quella Musikè Teknè ? Quella bellezza catartica, d'origine divina tesa alla ricerca del to' kalòn (bello)? Dov'è finita?". La risposta a questi interrogativi dovrebbe provenire dall'alto, dagli artefici di una tale disfatta ed alienazione, di una simile rovina e di un siffatto decadimento di forme e contenuti, ma a giudicare dai risultati osservati, si può facilmente intuire ciò che ne risulterebbe.

La certezza più amara e dura da assimilare è, di certo, la constatazione di un "silenzio irreale", la percezione di una completa assenza di sensazioni, emozioni, idee ed armonie ormai nostalgico ricordo di tempi lontani. Ed è proprio "l'armonia" ad aver subito il danno maggiore, a giudicare dalle "melodie" sconnesse ed atipiche, nonché impulsive ed illogiche, ascoltate nei giorni del settantunesimo Festival della Canzone Italiana.

L'assenza completa di quella "essenza sinergica tra musica e testi", da sempre alla base dell'accezione più nobile di un'arte divina, come ben evidenziato sin dall'origine del pensiero filosofico greco affrontato nell'analisi dei precedenti numeri di questa rubrica, sembrava dar vita ad un "festival della disarmonia" e della irrazionalità, integralmente e magistralmente completato da un bazar di colori e da una irriverente passerella circense di figure sciatte e trascurate (eccetto pochissime eccezioni), degne di ben altri palcoscenici giullari e circensi.

Ecco, più che percepire il mistero della Musica, più che assorbire l'essenza e la bellezza di sonorità equilibrate e soavi, di ritmiche ed armoniche leggere, di testi e melodie armonici e sublimi, si è riscontrata una strana sensazione di arido e vuoto silenzio: il silenzio della Musica!

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