Sanità Regionale. Continua l'agonia del "Veneziale" di Isernia
Lucio Pastore: "Più volte abbiamo segnalato alla direzione questi disagi senza avere risposte".
A pochi giorni dalla inaugurazione dei sei moduli mobili di terapia intensiva istallati presso il "Veneziale" di Isernia,- pur se senza personale - torna alla ribalta la situazione di reale crisi in cui versa l'ospedale Pentro, che in maniera inequivocabile consegna lo stato di salute della Sanità regionale, per la quale proprio sembra non si riesca a trovare una soluzione.
In una lunga nota, a firma del Primario del Pronto Soccorso, Lucio Pastore, non nuovo ad iniziative di questo genere - il medico racconta giornate di lavoro che definisce di "normale follia". "Stiamo lavorando - scrive Pastore - al limite della sopportazione, ed in condizioni oggettivamente pericolose per il personale e per l'utenza". "Da quando la direzione aziendale- prosegue - ha dato disposizione che per ricoverare un paziente c'è la necessità di un doppio tampone molecolare, si è ulteriormente aggravato l'intasamento che si ritrova nei nostri locali. Infatti, non essendo stata ampliata la zona grigia, stazionano nella parte stretta di un imbuto, che non ha sfogo, pazienti di ogni tipo nel nostro Pronto Soccorso. Abbiamo anemici che necessitano di trasfusioni, pazienti con aritmie cardiache da trattare anche per giorni, pazienti ortopedici con fratture buttati su lettighe, scompensi cardiaci, pazienti con scompensi metabolici importanti, pazienti con quadri di ischemie od emorragie cerebrali".
In merito poi ai moduli di terapia intensiva di cui dispone l'ospedale, Pastore ha detto: "non si sa con quale personale dovrebbero essere seguiti eventuali pazienti. Tra l'altro dobbiamo tener aperto anche il Pronto Soccorso di Agnone (IS). Più volte abbiamo segnalato alla direzione questi disagi senza avere risposte".
Insomma una crisi che sembra sempre più cronica quella della Sanità regionale che ancora non riesce ad andare oltre i soliti proclami. Il Pronto Soccorso di Isernia - al di là della pandemia - lamenta ormai da anni sempre gli stessi problemi. Chiudere quello di Venafro avrebbe dovuto significare potenziare quello di Isernia e invece si è rivelato nel tempo semplicemente un taglio ad un servizio nevralgico come quello della sanità.
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