«Senza prudenza tra un mese chiuderemo di nuovo. I giovani pensino al rischio di perdere altri pezzi di vita»

29.04.2021

Roberta Siliquini, ex presidente del Consiglio superiore di Sanità e docente di Igiene al dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell'Università di Torino, mette in guardia da un rischio concreto. 

«Un trend in calo sì ma lentissimo. Rispetto a ieri abbiamo aumentato l'incidenza e si capisce bene quanto riuscire a ridurre questo numero di casi è una gran fatica. Senza contare il numero ancora elevatissimo di decessi quotidiani». Un quadro dunque non così roseo «come vorremmo che fosse», dice Roberta Siliquini, ex presidente del Consiglio superiore di Sanità e docente di Igiene al dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell'Università di Torino. Il commento della professoressa al bollettino giornaliero di Oper.online sui dati Covid con l'obiettivo di sensibilizzare ancora e di più sul tema della prudenza. «Senza una scelta individuale responsabile nel giro di un mese torneremo come prima, e lì le chiusure peseranno ancora di più su un sistema economico che spera ora come non mai nella stagione estiva». 

Siliquini ribadisce quanto sia il momento di usare prudenza anche e soprattutto in riferimento alle riaperture concesse. La questione della variante indiana poi, identificata in 17 Paesi del mondo come comunicato dall'Oms, continua a interessare il mondo «ma non dobbiamo farci spaventare dalle varianti. Nessuna di loro può resistere a una mascherina indossata correttamente e a un distanziamento rispettato al massimo». In quanto all'India la professoressa non ha dubbi: «Quello che sta succedendo nel loro Paese smuova le nostre coscienze, ci faccia rendere conto di quanto siamo fortunati ad avere gli strumenti per poter combattere e ci stimoli ulteriormente a non sottovalutare la pericolosità del virus. Non è un "liberi tutti" e non è ancora finita».

Il messaggio della professoressa poi si rivolge a «chi ha sofferto più di tutti questo anno e mezzo di reclusione, perdendo in molti casi le più belle cose da poter vivere». Sono i giovani che ora si trovano davanti a un importante bivio: vivere le riaperture come sfogatoio spesso irresponsabile o temere il rischio effettivo «di un ritorno alla reclusione forzata» e quindi riaprirsi gradualmente alla vita sociale. «Se non hanno paura della malattia, se non hanno timore di contagiare i propri genitori o nonni, pensino a quanto può essere drammatico essere costretti a sacrificare ancora pezzi importanti della propria esistenza». 

Un invito che suona quanto mai importante soprattutto in queste prime giornate di riapertura. Non sempre si assiste a scene di prudenza e rispetto delle regole, non sempre si ha l'impressione della consapevolezza, in questo momento più che mai decisiva, che non è finita, che anzi si corre rischio di vanificare gli sforzi fatti finora e gli spiragli di ripartenza che tutti stiamo desiderando e tanti stanno già sperimentando. Gli assembramenti registrarti nell'ultimo week-end, quando ancora non si era in zona gialla, di cui sono stati protagonisti assoluti i più giovani, spingono a guardare con preoccupazione il prossimo week end e più in generale questo momenti in cui, da troppi la possibilità di lento ritorno alla "normalità" è stato decisamente confuso con un lasciapassare incondizionato...

E' bello vedere ripartire tante attività, è bello iniziare a rivedere le nostre strade animate, abitate... ma questo deve rafforzare la convinzione che l'elemento irrinunciabile in questo momento debba essere l'assoluta prudenza.

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