Settimana del Libro e Premio “Mazzanti”: la parola come seme di giustizia
Redazione Web
Il vento delle parole buone ha soffiato ancora, deciso e gentile, sulla costa e tra i monti. Due serate dense, vissute tra le braccia della III Edizione de La Settimana del Libro a San Salvo, dove si respira ancora il profumo della scuola di Barbiana, e la voce di don Milani – quella vera, faticata, innamorata degli ultimi – vibra tra le pagine, gli incontri, gli sguardi. Stiamo dentro la 9^ Edizione del "Progetto Barbiana", e non è soltanto un numero: è una dichiarazione di coerenza, un atto politico e poetico insieme.
Giancarlo Visitilli e Paolo De Chiara ci hanno ricordato che la letteratura, quando è viva, non si accontenta delle stanze chiuse né delle verità già pronte. Poi è arrivato lui, il piccolo Diego – nella foto con i ragazzi – e ci ha insegnato tutto senza dire troppo. Con la semplicità spiazzante di chi ama senza chiederlo, ci ha riportati all'essenziale: accogliersi, sentirsi fratelli. Non è una frase da post, è una pratica, un'urgenza.
Eppure, come spesso accade nelle storie più vere, un imprevisto ha costretto a fermare il passo. Tre date da riprogrammare. Fa male, certo, ma nulla è perduto: le parole non si cancellano, si prendono per mano e si ricollocano. Come semi rimandati alla pioggia.
Le nuove date, a Cerro al Volturno, sono già promesse mantenute:
6 Agosto, Giovanni Mancinone con "Mostri, quando non c'è più l'amore", ore 19.00, Sala Consiliare.
5 Settembre, Margherita Giacovelli con "Non è colpa tua (ma forse sì)", stessa ora, stessa sala.
6 Settembre, Sofia D'Amici con "Amami almeno questa notte", ancora lì, dove le parole sanno trovare eco.
E poi, come a voler mettere un sigillo festoso e vibrante, il Music Live di Emanuele De Marco – LENÈ, la sera del 5 settembre, alle 21.30 al Bar Eur di Cerro al Volturno. Una notte di suoni, per dare musica al cammino delle storie.
Ma c'è di più. C'è il tempo della gratitudine, che non conosce soste. Nella serata del 31 Luglio, la comunità culturale ha detto grazie – e lo ha fatto con decisione – assegnando il Premio "Giorgio Mazzanti" al giornalista e scrittore Paolo De Chiara, nome che pesa, perché portatore di memoria, di lotta, di coraggio.
La motivazione, condivisa da QuintaPagina.eu e dall'Associazione "don Milani", non ha bisogno di aggiunte: "ha fatto della parola un'arma civile e della memoria un dovere etico". In un Paese che spesso smarrisce i suoi testimoni, De Chiara resta lì, dove si alza la polvere dell'ingiustizia, a cercare nomi, a ridare voce, a educare con la schiena dritta.
«Con profonda convinzione e sincera gratitudine, - questa la motivazione - l'Associazione culturale "don Milani" e il giornale online QuintaPagina.eu assegnano il Premio "Giorgio Mazzanti" – giunto alla sua terza edizione – a Paolo De Chiara, scrittore e giornalista che ha fatto della parola un'arma civile e della memoria un dovere etico.
La sua intera opera si distingue per un costante impegno nella denuncia delle ingiustizie, nella valorizzazione delle testimonianze, nella lotta concreta e culturale contro le mafie e ogni forma di sopraffazione. Presidente dell'Associazione Antimafia e Antiusura "Dioghenes", De Chiara ha saputo coniugare la profondità dell'inchiesta con la passione dell'educazione, rendendosi voce di chi spesso non ha voce e interlocutore privilegiato del mondo giovanile, a cui si rivolge con linguaggio chiaro, diretto, coinvolgente.
La sua presenza sui territori, la vicinanza alle vittime, l'attenzione per la verità e la giustizia, fanno di lui un esempio alto di giornalismo etico e di cittadinanza attiva. Le sue parole, mai piegate al compromesso, illuminano le coscienze e indicano un cammino di responsabilità condivisa.
Nel segno di Giorgio Mazzanti – uomo che seppe unire il rigore dell'intellettuale all'impegno instancabile nel sociale e nella formazione – il Premio viene dunque conferito a Paolo De Chiara per la sua instancabile azione di testimonianza, per il suo coraggio civile e per il suo impegno quotidiano nel costruire una cultura dell'onestà, della legalità e della speranza.
La sua inchiesta non è spettacolo, è mestiere. La sua scrittura è scelta. Il suo ascolto è presenza. E come Giorgio Mazzanti – intellettuale di rigore e attivista della coscienza – anche De Chiara si muove tra l'indagine e l'impegno, tra il dolore e il possibile.
C'è chi parla e chi costruisce. Chi racconta e chi si espone. Paolo De Chiara fa entrambe le cose. Per questo la sua voce non è solo sua: è già seme, è già strada».
La Settimana del Libro continua. Con qualche data in più, con qualche pioggia in mezzo. Ma con la certezza che le parole, se vere, non si smarriscono. Al massimo, cambiano vento. Ma tornano sempre a casa.

