Sfruttamento del lavoro minorile, allarme di Unicef: ancora troppi giovani a rischio

12.06.2023

In occasione della Giornata Internazionale contro questo fenomeno, l'organizzazione ricorda che sono all'incirca 160 milioni i minorenni impiegati nel mondo. Aumento anche in Italia. Il Papa in un tweet su @Pontifex: "Non si risparmino sforzi per porre fine alla piaga del lavoro minorile! I bambini sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata!" 

"Tanti bambini, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati, sottoposti a lavori schiavizzanti. Non si risparmino sforzi per porre fine alla piaga del lavoro minorile! I bambini sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata!". È incisivo l'appello alla comunità internazionale che Papa Francesco lancia con un Tweet dal suo account @Pontifex nel giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale contro lo sfruttamento minorile. Un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti come denuncia anche l'Unicef che dichiara la presenza globale di 100 milioni di giovani caduti in povertà dall'inizio della pandemia. In più, la crescita del tasso di povertà infantile ha causato un aumento del rischio di lavoro minorile. "Per la prima volta dal 2000il numero di bambini coinvolti è aumentato fino a raggiungere circa 1 bambino su 10 nel mondo" dichiara Unicef. Circa la metà di questi bambini, è estremamente giovane ed "è impegnata in lavori pericolosi che possono causare danni fisici ed emotivi".

Il caso italiano

Nella Giornata dedicata alla lotta delle pratiche di lavoro giovanili, l'organizzazione che lotta da anni per la tutela e la protezione dei diritti dei bambini, presenta il report statistico dal titolo "Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro". L'indagine è stata realizzata sulla base dei dati dell'Inail e dell'Inps elaborati e, in un secondo momento, dal "Laboratorio di Sanità Pubblica per l'analisi dei bisogni di Salute della Comunità" presso il Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria "Scuola Medica Salernitana" dell'Università degli Studi di Salerno. La ricerca conferma l'alto livello di allarme in territorio nazionale: dal 2020 sono aumentati i lavoratori minorenni. Se durante la pandemia se ne contavano circa 243 mila, nel 2021, invece, essi erano all'incirca 310 mila.

Uomini e donne a confronto

Tra questi minori si evidenzia che, solo nel 2021, almeno 193 mila di essi sono maschi, mentre si contano all'incirca 117 mila donne. L'ulteriore differenza di genere emerge circa il grado di istruzione dei giovani sfruttati, dove le donne coinvolte risultano essere più istruite degli uomini. Il 65,3% delle donne, infatti, ha almeno un diploma, rispetto al 60,1% degli uomini; le laureate, invece, arrivano al 23,1% contro il 16,8% degli uomini. In generale, più si abbassa il grado di istruzione, più aumenta l'occupazione minorile, dando vita a un circolo vizioso di povertà e esclusione. L'assenza di un bagaglio culturale profondo rende questi giovani ignari degli infortuni o dei danni fisici e emotivi ai quali vanno incontro. Infine, Unicef mostra che le regioni in Italia più colpite dal fenomeno dello sfruttamento minorile siano la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, il Lazio e la Puglia. In questi luoghi i giovani lavoratori sono impiegati soprattutto in settori come la ristorazione, l'ambito digitale, il commercio, il settore agricolo e i cantieri.

Le conseguenze sulla salute dei giovani

Il fenomeno dell'occupazione giovanile espone i minori a numerosi rischi, tra cui gli infortuni. Tra il 2017 e il 2021 – riporta sempre Unicef - le denunce presentate a livello nazionale per infortunio sono state all'incirca 300 mila, rispetto al 2022 dove ve ne erano state circa 51 mila unità. Gli infortuni con esito mortale per i minorenni sotto i 14 anni sono stati 7, mentre quelli di cui sono state vittime i giovani tra 15 e 19 anni sono stati 67. Oltre che un danno fisico, lo sfruttamento minorile ha una forte incidenza anche sul benessere psicologico di coloro che ne sono coinvolti. Domenico Della Porta, coordinatore dell'Osservatorio Unicef per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile, sottolinea che tra i possibili motivi di una maggiore influenza tra i giovani degli infortuni occupazionali e dei problemi di salute individuati, secondo l'Eu-Osha, ci sono la mancanza di esperienza e l'immaturità dal punto di vista fisico e psicologico. Giocano un ruolo importante la non consapevolezza della propria salute e della propria sicurezza, a cui si aggiunge la negligenza dei datori di lavoro, che non forniscono un'appropriata formazione, supervisione e le necessarie salvaguardie per rendere le condizioni di lavoro più appropriate ai giovani".

Un intervento sulle vulnerabilità

L'Unicef, già durante la pandemia, ha realizzato e ampliato dei programmi di aiuti per i bambini in difficoltà e le loro famiglie. "Sappiamo che la strada migliore per prevenire il lavoro minorile è investire in programmi di protezione sociale che possono aiutare le famiglie a superare le crisi", ha dichiarato Catherine Russell, direttore generale dell'organizzazione, in occasione della celebrazione della Giornata. "Dal momento che per molte famiglie si trovano in situazioni di difficoltà e instabilità economica, per la maggior parte di loro, far lavorare un bambino è l'ultima scelta - che viene fatta solo quando non ci sono altre possibilità di sopravvivenza". Di conseguenza, i programmi di protezione sociale – ancora troppo poco accessibili - devono agire proprio su questa vulnerabilità. "Non dovremmo mai accettare il lavoro minorile come inevitabile. Abbiamo il potere di cambiare tutto questo e il modo migliore per celebrare la Giornata mondiale contro il lavoro minorile è usare questo potere" ha concluso il direttore Russell.

Le parole di Papa Francesco: "troppe piccole mani"

A maggio 2022, Papa Francesco, in un messaggio rivolto alla conferenza di Durban dell'Organizzazione internazionale del lavoro, ha sottolineato che esistono ancora "troppe piccole mani" costrette a fare ciò che nessun bambino dovrebbe, venendo privato "della gioia della loro giovinezza e della loro dignità donata da Dio". Questa è una pratica che deve essere fermata perché "è negazione del diritto dei bambini alla salute, all'istruzione, a una crescita armoniosa" che "comprende anche la possibilità di giocare e di sognare. Questo è tragico. Un bambino che non può sognare, che non può giocare, non può crescere".

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