Signore, sono forse io?

12.04.2022

Pensieri brevi di Quaresima - Martedì della Settimana Santa

Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

Ci spostiamo sula cartina geografica da Betania a Gerusalemme, da casa di Lazzaro, Maria e Marta al Cenacolo, la casa dei discepoli. Pochi sono i chilometri di distanza, ma un abisso di emozioni li separano rispetto alla missione di Gesù. Rientrare a Gerusalemme equivale a dire: condanna a morte.
Gesù è consapevole di ciò. A Betania lascia l'amicizia di Lazzaro, la tenera compagnia di Marta e le lacrime consolatrici di Maria. Maria ricordiamocelo anticipa con il gesto del balsamo sul corpo di Gesù la sua sepoltura, cioè coglie con lucidità che Gesù morirà a breve e piange in anticipo la sua morte. A Gerusulemme nel cenacolo invece Gesù è con un gruppo di uomini inconsapevoli e testardi, che prima di riconoscere ciò che stava accadendo dovranno toccare con mano il fallimento al canto del gallo. Solo allora piangeranno con Pietro nel giardino.
Eppure è nel cenacolo, nella notte del tradimento che Gesù compie il gesto di donazione più potente della storia: l'Eucarestia!

In quella casa di Gerusalemme Gesù, prima di essere consegnato alle guardie, si consegna Lui stesso agli uomini e lo fa per sempre. Lo fa con quella magia perenne che è l'Eucarestia. Con il pane che riceviamo ogni Domenica siamo certi di avere con noi quel Gesù che si è legato a noi per sempre. Eppure quella sera, nel Cenacolo non deve essere stato facile per Gesù compiere il suo atto di amore.
Non deve essere stato facile sparare a freddo quella frase orribile: uno di voi mi tradirà.
Solo Giovanni trova l'audacia della confidenza e chiede al suo maestro chi sarà.
Pietro invece non ne ha il coraggio e i suoi meccanismi di difesa si spostano verso la presunzione di voler risolvere tutto ad ogni costo.

Adesso basta con gli scherzi, sembrerebbe dire Gesù di fronte agli atteggiamenti bambineschi dei suoi discepoli. E con molta chiarezza e severità ammonisce Pietro rimandandolo al canto del gallo. È proprio stonato l'ardire di Pietro in questo momento così solenne. È un continuo musicare note stonate nell'apice della sinfonia della Storia della Salvezza.
Questa notte è solo tua Gesù. Non è tempo per noi, per noi uomini fragili e vigliacchi.
Fa pure tu Signore, fai tutto tu.
Sei solo tu che vincerai questa sfida è quello che è incredibile è che la vincerai per noi. Per noi inetti e ingrati, incapaci di un solo gesto di amore gratuito.

Signore quanto sei grande, quanto ci ami. Che notte questa notte. Ti consegni agli uomini, alla loro meschinità, alla loro brutalità, alla loro ingiustizia.
Signore in questa notte fai tutto tu. Quando il gioco si fa duro, tu solo puoi giocare. Tu sei l'unico che può fare tutto questo. È notte. Tu entri nel Regno delle tenebre, nel giaciglio del leone, nella tana di Satana. Noi ce ne stiamo lontani. Tutto è buio per noi. Tu ci entri come agnello mansueto. Non c'è accenno di rabbia in te, nè di vendetta. Quanto vorrebbe il demonio vederti sprizzare odio contro i tuoi accusatori, ma tu non lo fai. Tutto in te dice pace, serenità, perdono. Neppure cedi alla stonatura del tuo figlio Pietro.

Grazie Gesù perchè ci ami. Grazie perchè il tuo amore non è teoria, ma azione silenziosa. Tu taci e così vinci. Entrando nella tana di colui che ci tiene prigionieri liberi tutti. È un tanaliberatutti. Questa volta definitivo. Grazie Gesù. 

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