Sono responsabile, quindi libero

22.10.2021

di Egidio Cappello

C'è un gran parlare oggi di libertà e di responsabilità e sono sempre di meno coloro che difendono una libertà senza limiti e senza imposizioni esterne. La libertà si legge, ormai, solo attraverso l'ottica della responsabilità. L'individualità cede di fronte ai valori della socialità e della comunità. E' la responsabilità a dominare le viscere della libertà. La libertà accoglie la responsabilità nel proprio bagaglio conoscitivo e si trasforma in uno dei doveri fondamentali dell'uomo, non acquisiti dai gioghi dinamici del tempo ma propri della natura e della ragione umana. La pandemia ha imposto la rivisitazione del significato della libertà per come espresso dalla tradizione illuministica e ha fornito nuove coordinate logiche ed umane per la rilettura del termine. E' superata ormai la dicotomia tra i diritti e doveri: non c'è più il mondo dei diritti e dall'altra parte, il mondo dei doveri, non c'è più una umanità destinataria di diritti e una umanità oberata di doveri. Una dimensione domina e annulla la dicotomia tra i diritti e i doveri, ed è quella della dignità dell'uomo, valore fondamentale della vita umana. La pandemia ha invitato a riconsiderare l'autentica identità dell'uomo e a scoprirne le qualità e le doti essenziali. Tra queste non può sfuggire la dignità, valore che precede tutti gli altri, valore che fonda ogni diritto e ogni dovere. La dignità è un abito che appartiene a tutti, che è dei ricchi e dei poveri, dei grandi e dei piccini, degli illustri personaggi e degli ignoranti, dei sani e dei malati, senza discriminazione alcuna. L'uomo è particolarità e universalità, temporalità ed eternità, limitazione e tendenza verso l'infinito: solo partendo da tale concezione dell'uomo si intende la dignità della vita, la dignità della cultura, la dignità del lavoro, la dignità delle relazioni tra gli uomini. La dignità dell'uomo non è frutto di conquiste storiche ma dono di Dio. Chi minimizza sulla dignità dell'uomo, vuole che la vita non superi i limiti della particolarità e sia circoscritta all'interno delle trame dell'esperienza fisica. Così il persistente materialismo, l'individualismo, il relativismo, il pensiero debole e tante altre saccenterie, sono impegnati, in nome di una strana concezione della libertà, a rosicchiare come un tarlo, il valore della civiltà, della cultura, della tradizione, e si prodigano per svuotare di senso l'appartenenza dell'uomo alla dimensione della divinità. Di contro si leva la voce dell'oggettivismo che inneggia ai valori e ai principi fondamentali della vita, economici, etici, politici, giuridici, artistici. Si leva la voce della Chiesa cattolica che insegna all'uomo la via da percorrere per realizzare le finalità proprie del progetto di Dio; così è alta la voce delle famiglie che, nel disorientamento culturale e sociale, chiedono punti stabili di riferimento; è alta la voce dei giovani che chiedono un futuro di sicurezza e di stabilità; è alta la voce di chi concepisce la politica come strumento di aggregazione e di armonizzazione della vita sociale. La dignità apre la strada alla giustizia, quella che rifiuta ogni forma di oppressione e di sopruso, quella che lotta per la civiltà della uguaglianza e della pace; la dignità apre la strada alla intelligenza, quella che cerca la verità e rifugge dai particolarismi spesso dettati dagli interessi personali; la dignità apre la strada alla saggezza, quella che permette il giusto discernimento e fonda la più veritiera delle letture del mondo che ci circonda; la dignità è essa stessa la strada della coscienza morale che edifica il percorso del bene comune e ne permette la realizzazione; la dignità costruisce infine la strada della libertà, quella che nega ogni pressione passionale e spinge a scelte consapevoli e libere. A tale dignità, che è itinerario di temporalità, di universalità e di eternità, occorre preparare le giovani generazioni, fin dalla più tenera età. È doloroso evidenziare come lo sviluppo formativo delle giovani generazioni avvenga oggi senza nessuna tensione teleologica, senza principi aggreganti, senza punti di riferimento o modelli da perseguire. Occorre essere coraggiosi nel desiderare una storia di grande spessore culturale ed etico, e preparare i giovani di conseguenza. Occorre rileggere nuovamente la storia passata e riscrivere il futuro dell'Italia, dell'Europa e del mondo intero, sulla base della dignità dell'uomo, della sua intelligenza, della sua sapienza, della sua libertà, delle sue scoperte scientifiche, della sua cultura artistica e filosofica. Possano i nostri giovani crescere consapevoli delle dotazioni di cui sono in possesso, per via della loro essenza umana e della loro particolare creazione, così voluta espressamente da Dio.   

©Produzione riservata

Segui la nostra informazione anche su https://www.facebook.com/QuintaPagina.eu