The day after… il 12 settembre 2001

13.09.2021

di Gian Marco Di Cicco

L'11 settembre rappresenta una delle date più significative nella storia degli ultimi vent'anni. Pronunciare questo numero, correlato a questo mese, porta alla mente subito gli eventi terroristici che sconvolsero New York nel 2001. Quattro aerei di linea della compagnia United Airlines vennero dirottati: due si schiantarono contro gli edifici del World Trade Center di Manhattan, uno presso il Pentagono, centro nevralgico della Difesa statunitense e uno cadde in un campo della Pennsylvania. Quest'ultimo, molto probabilmente, era diretto a colpire il Campidoglio di Washington D. C. ma l'eroismo dei passeggeri impedì che il velivolo venisse coinvolto nell'attacco terroristico presso un'altra sede istituzionale e potesse provocare ulteriori vittime. L'immagine degli aerei dirottati che piombano, in picchiata, nel centro della città newyorkese; le due torri in fiamme; i video dei sopravvissuti che scappano dopo il crollo degli edifici o le facce sgomente dei pompieri che guardano le torri increduli e consapevoli di dover entrare in quell'Inferno; le donne e gli uomini che si lanciavano nel vuoto per la disperazione e per la drammaticità dell'evento sono diventate gli emblemi di una strage. Una società sospesa, in bilico tra la storia e l'individualismo. 

Gli attacchi terroristici dell'11 settembre non rappresentano solo un atto violento di una compagine religiosa di matrice estremista ma hanno cambiato il modo di concepire un mondo libero, mettendo in discussione la dignità e l'arbitrio di ciascun uomo che si sente coinvolto in una così tragica vicenda. I primi attacchi aerei sul suolo statunitense si sono trasformati nelle scintille che hanno innescato una serie di conflitti e di destabilizzazioni politiche: guerre in Iraq, Afghanistan; primavere arabe; la minaccia dello Stato Islamico. Gli esiti sono stati sempre gli stessi: violenze che richiamano violenze, terrore e infinite vittime innocenti. Agli occhi dei cittadini statunitensi più ottimisti, tuttavia, questa giornata non si identifica esclusivamente nel sentimento dell'odio ma nell'esempio più vivo di un sistema che con perseveranza continua ad impegnarsi per il bene collettivo. Nella rappresentazione collettiva, i fatti si concentrano solo all'11 settembre, la giornata degli incidenti aerei, ma è utile soffermarsi soprattutto su ciò che significa il "12 settembre". Una società che sa trarre dalle macerie di Ground Zero non lo sconforto ma l'eroismo dei pompieri o delle forze dell'ordine, impegnate nei soccorsi, o l'unità di un popolo che, dalle settimane successive, si è riunito metaforicamente a New York. I cittadini americani, di conseguenza, hanno saputo rispondere all'odio dei terroristi con la solidarietà, con la fratellanza, alimentando il sentimento di libertà proprio di ciascun statunitense fin dagli anni dell'Indipendenza dalla Corona britannica. Lontane sono le strategie militari per l'intervento delle forze armate in Iraq e in Afghanistan: ciò che conta è rialzarsi e l'edificazione della Freedom Tower ne è la metafora più significativa. La fratellanza e il sacrifico hanno prevalso, a vent'anni di distanza, sulla rabbia e sull'orgoglio di molti incitatori di odio.

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