Torna in scena l'Orso di Jelsi con la sua "Ballata"

30.03.2023

L'evento, rinviato a causa di un lutto, avrà luogo a Jelsi (CB) il Largo Giurista Testa sabato 1 Aprile a partire dalle ore 20.00

Si preannuncia il pienone a Jelsi (CB) per sabato 1 Aprile a partire dalle ore 20.00 in Largo Giurista Testa per la Ballata dell'Uomo Orso. Grandissimo l'impatto avuto dalla maschera molisana durante il Carnevale Europeo delle maschere Zoomorfe, che si è svolto ad Isernia nello scorso febbraio, e apprezzatissima la rappresentazione, seppure in forma molto ridotta, tenuta nell'Auditorium di Isernia. 

Ora. dopo un rinvio dovuto al lutto che ha colpito nelle scorse settimane uno dei protagonisti, sarà possibile assistere alla "Ballata" nella sua forma integrale nella bellissima cornice di Jelsi... e quest'anno con una importante novità costituita dalla proiezione, prima dello spettacolo, di uno stralcio del documentario Internazionale Black del regista Arnold-Jan Scheer, in cui - laddove ve ne fosse bisogno - una volta in più la maschera dell'Orso trova il suo riferimento antropologico e culturale.

Caduta nel dimenticatoio dalla Seconda Guerra mondiale, la Ballata dell'Umo Orso di Jelsi (CB) è stata da qualche anno riproposto grazie all'impegno del Comune, al coinvolgimento di tutta la comunità e al lavoro storico-creativo del regista Pierluigi Giorgio, che della manifestazione è il direttore artistico.

U Ball'urz rappresenta una delle espressioni più tipiche dei rituali carnevaleschi che hanno come importante figura di riferimento le maschere zoo-antropomorfe.

Il percorso simbolico caratterizzante la manifestazione di Jelsi, si articola su una struttura che ripercorre i modelli caratteristici dei riti del Carnevale. Il soggetto che rappresenta il Carnevale è al centro di un iter in cui la maschera si relaziona con la comunità, dalla quale viene però cacciata, uccisa e poi resuscitata.

La maschera, che di fatto è un articolato costume con il quale il figurante mette in scena la sua pantomima, si attiene ad un canovaccio abbastanza libero: una regola fondamentale prescrive che l'orso, sempre alla catena saldamente retta dal domatore, si impegni a porre in evidenza il proprio status "selvaggio" con urla, gesti, corse tra la gente e finti tentativi di rapimento. Determinante il contributo della comunità: un gruppo degli abitanti di Jelsi "recita", partecipando alle varie fasi del Ballo dell'orso, che ha il proprio incipit i una serie di danze tra le strette vie del centro storico e si conclude, dopo una lunga parodia, con il rito della morte-rinascita.

Per certi aspetti sembra di assistere a quelle forme di coinvolgimento collettivo che sono alla base della messa in scena delle sacre rappresentazioni pasquali: nel piccolo comune molisano ovviamente il discorso è diverso, soprattutto i fini evocativi ruotano su altri parametri. È invece comune la volontà di non perdere di vista un frammento importante della cultura autoctona, in cui riverberano ancora riflessi di antica origine.

In effetti, nei rituali che trasudano paganesimo, come il Ballo dell'orso, l'identità di chi si "trasforma" con la maschera si sdoppia e si neutralizza, fino ad incarnarsi nell'essere evocato. Maschera e travestimento diventano così gli elementi principali all'interno del rito-spettacolo: il binomio che attuano ha certamente un'origine molto lontana nel tempo, chissà, forse i primi esempi possono essere individuati nelle pitture paleolitiche di Trois Frères e in Francia. L'origine della maschera andrebbe forse ricercato nella magia rituale, dove costituiva un mezzo di identificazione primaria dell'uomo

Scrive in merito l'Antropologo Massimo Centini: "Nel Ballo dell'orso di Jelsi, con la sua maschera di forte impatto, che ricorda più il grizzly nordamericano che il tipico orso "ballerino" delle nostrane feste incuneate nel Carnevale, certifica il bisogno che hanno le nostre comunità di non perdere il legame con la tradizione. Legame che si estrinseca anche con le feste dell'inverno: dalla "festa dei morti" a Carnevale, passando per Natale e l'Epifania e la Candelora, l'inverno rappresenta lo spazio dell'anno in cui la festa pone in rilievo tutta la sua sostanza sacra e si cristallizza nel tracciato rituale fatto di tante cose, gesti, suoni, parole.

Ma l'inverno è stato, soprattutto per i contadini, il periodo delle maggiori difficoltà, il tratto dell'anno in cui la lotta per la sopravvivenza era quotidiana, scandita da continue privazioni.

Le veglie, oggi cantate dalle neo-mitologie post-moderne come l'apoteosi della genuinità, di fatto erano un momento di aggregazione che consentiva soprattutto di usufruire di un luogo caldo, la stalla, dove stemperare il freddo che durante la giornata era penetrato con la sua lama gelida nelle ossa. In quelle occasioni fiorivano storie e leggende, i confini stretti dell'ambiente quotidiano si dilatavano e figure del mito ed immagini di paesi lontani entravano nella stalla con il loro carico di conoscenza e di poesia. È anche da questo patrimonio mitico che la maschera dell'uomo orso ha trovato sostanza per dare modo agli uomini di relazionarsi con le forze della natura attraverso l'iter simbolico dell'inconscio collettivo". 

Lo spettacolo è garantito, come pure il divertimento. Non resta che fissare la data e ritrovarci a Jelsi.

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