Tratta e sfruttamento. Una vittima su 4 in Italia è minore, in aumento mamme ricattate

27.07.2022

«Piccoli schiavi invisibili» è il XII rapporto di Save The Children sulle giovani vittime del traffico di essere umani. I rischi per chi esce dalla rete di accoglienza. Cosa devono fare governo e UE 

Un quarto delle 14 mila vittime accertate di sfruttamento sessuale o lavorativo, in Italia, non ha raggiunto nemmeno la maggiore età. E aumentano le giovani dalla Costa d'Avorio ad alto rischio, assieme alle mamme con bambini, spesso usati come oggetto di ricatto dagli sfruttatori. Criminali che durante la pandemia si sono rafforzati, usando internet e spostando al chiuso la prostituzione. Sono alcuni degli elementi di rilievo del XII Rapporto Piccoli schiavi invisibili, che Save the Children diffonde in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, prevista il 30 luglio.

Nel mondo solo i casi che hanno portato a condanne, nel 2020, hanno riguardato oltre 109 mila vittime. In Europa il traffico di persone produce in un anno 29,4 miliardi di profitti criminali. Un quarto dei 14 mila casi identificati riguardano vittime minorenni. In Italia, tra i casi assistiti dal sistema anti-tratta, lo sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguito da quello lavorativo (18,8%) e altre forme minoritarie tra cui economie criminali forzate, accattonaggio, servitù domestica. E la pandemia ha spinto gli sfruttatori, inizialmente in difficoltà da lockdown e restrizioni alla mobilità transnazionale, a sfruttare le potenzialità criminali del web: chat, social media, agenzie di collocamento online, siti web truffaldini di assistenza all'immigrazione per reclutare potenziali vittime, forum sul dark web, pagamento dei servizi tramite criptovalute.

In Italia i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta sono stati 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell'anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori erano il 3,3% del totale (61). Tra i paesi di origine prevale la Nigeria (65,6%), seguita da Pakistan (4,5%), Marocco (2,6%), Gambia (2,5%) e Costa d'Avorio (2,3%), che, sebbene ancora in numeri percentualmente ridotti, si segnala per un trend in crescita negli ultimi anni.

Sono infatti di origine ivoriana il 4,6% delle 130 donne e ragazze con figli minori (161) che risultano assistite dal sistema anti-tratta italiano all'8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente (45,4%) ha tra i 18 e i 25 anni, ma c'è anche chi ne ha meno di 17. Le minorenni spesso si allontanano dalle strutture in cui sono state collocate. I trafficanti le spingono a raggiungere, soprattutto attraverso Ventimiglia, la Francia.

Le testimonianze degli operatori di Save the Children, di altre ong e di referenti istituzionali evidenziano come l'acuirsi della crisi economica moltiplichi i rischi di sfruttamento. I minori stranieri non accompagnati spesso arrivano nel paese con un pesante debito contratto con i trafficanti per il viaggio che devono ripagare. In gran parte sono adolescenti maschi, esposti al rischio di sfruttamento nel momento in cui escono dal sistema di accoglienza: o per il compimento della maggiore età, o per allontanamento volontario dalle strutture, a volte su richiamo di connazionali che propongono lavori in nero. I più vulnerabili sono i minori egiziani, bangladesi, ma anche tunisini.

I dati della mappatura italiana del Numero Verde Anti-Tratta italiano relativi al primo trimestre 2022 evidenziano una presenza significativa anche di donne dell'est Europa, provenienti dalla Romania (525), dall'Albania (205) e dalla Bulgaria (91). Il rapporto di Save the Children segnala il pericolo del re-trafficking: preoccupa l'aumento delle vittime di tratta che, uscite dal sistema anti-tratta, ricadono nelle reti degli aguzzini. Crisi economica, eccessiva burocrazia dei percorsi di integrazione, marginalità dei contesti abitativi favoriscono la ricaduta delle vittime in forme di sfruttamento.

Save the Children chiede all'Europa e all'Italia impegni concreti. A illustrarli è Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa dell'organizzazione: «All'Europa chiediamo, nell'ambito della riforma del Patto Asilo e Migrazione, una normativa che assicuri la piena protezione dei minori non accompagnati che si spostano tra gli stati, prevedendo anche ricongiungimenti familiari spediti e ricollocamenti sicuri, che superi il sistema di Dublino e prevenga i movimenti secondari autonomi, pericolosissimi per i minori». Ma c'è bisogno che anche l'Italia faccia la sua parte: «Come l'approvazione da parte del Governo, nell'ambito degli affari correnti del Piano Anti-Tratta Nazionale che - fermo dal 2018 - rappresenta ormai un'urgenza. La crisi di governo non può e non deve bloccarne l'approvazione».

Save the Children in Italia è impegnata da anni nella protezione delle potenziali vittime minorenni di sfruttamento, fra l'altro con il progetti Vie d'uscite lanciato nel 20212 in Veneto, Piemonte, Lazio, Marche, Abruzzo, con la creazione di cooperative sociali. Dal 2021 il progetto Nuovi Percorsi collabora con la rete istituzionale anti tratta per la presa in carico di mamme vittime e dei loro figli con percorsi individualizzati.

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