Un anno fa...la grande preghiera di Francesco

27.03.2021

"Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori", sappiamo "che Tu hai cura di noi", ha detto prima dell'adorazione del Santissimo Sacramento e della Benedizione Urbi et Orbi, alla quale è stata annessa la possibilità di ricevere l'indulgenza plenaria

La sofferenza va abbracciata è una realtà pienamente umana, essa chiede ascolto, accoglienza. Sembra negare l'uomo, togliere le parole. Ci mette con durezza di fronte alle nostre fragilità, ci spoglia delle nostre certezze. Ci snuda senza mezzi termini, racconta ciò che abbiamo dentro, è una scuola di essenzialità, un grido di aiuto, un invito alla compassione.

Tutti sentimenti che nella sera del 27 marzo 2020, esattamente un anno fa, il Papa ha condensato in un gesto, rivoluzionario e insieme disarmante nella sua semplicità, che resterà inciso a caratteri d'oro nelle pagine della vita di ciascuno di noi: percorrere da solo, a piedi, sotto una leggera pioggia che sembrava il segno di una benedizione del Cielo, la piazza San Pietro vuota, in un ideale abbraccio universale e baciare i piedi del Crocifisso. Un segno di umiltà assoluta e insieme un invito alla speranza.

Perché la fede è un cammino che si apre camminando e bisogna accompagnarsi con chi conosce la direzione. Se il dolore ti lascia al buio la soluzione si trova in chi porta la luce. Se la croce indica fallimento e morte, il suo senso più vero è quello di proiettarsi dal rosso del Venerdì Santo al chiarore della domenica di Pasqua, dal grido del crocifisso all'Alleluia della risurrezione.

«Nell'immagine di Gesù crocifisso si svela il mistero della morte del Figlio di Dio come supremo atto di amore, fonte di vita e di salvezza per l'umanità».

Il papa lo ha detto più volte. E allora quel bacio è come un "Amen" in fondo ad una professione di fede, vuol dire "ci credo", "io so che ci sei e che ci salverai". Sul sagrato di San Pietro, quell'atto di fede assoluta è stato affidato al Crocifisso "miracoloso" di San Marcello. Un legno "speciale", scampato all'incendio del 1519 e poi, tre anni più tardi, portato in processione per invocare la fine della peste. Il Papa l'ha voluto accanto, anzi l'ha messo al centro. A indicare chi per amore ha preso su di sé tutto il dolore del mondo, a consegnargli ogni paura umana perché la trasformi in preghiera e servizio agli altri.

E poi il silenzio di quel pane bianco a rompere le grida di sofferenza di tanta parte del mondo, crocifissa e spaventata... segno di totale abbandono, di vite che si consegnano nella certezza di quel "Amen" e nella dolcezza di quel bacio.

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