Un linguaggio nuovo

18.11.2021

di Egidio Cappello

Abbiamo riflettuto più volte sulla incidenza della pandemia sul nostro mondo interiore, sui modi di pensare, sulle capacità di riflettere, sui possessi conoscitivi. Abbiamo sostenuto con forza che l'esperienza del virus è stata sconvolgente. Tutti abbiamo avvertito l'invito a rifare noi stessi, a convertire noi stessi, l'invito a rileggere ognuno la propria storia e ridare alla stessa un nuovo volto. Siamo stati presi dal bisogno di riformare e dare al tutto un nuovo ordine, secondo nuove priorità derivate da nuove valutazioni. Un turbinio di pensieri ci ha come storditi e immessi in un scenario senza chiari punti di riferimento. L'uomo di oggi è un nuovo Ulisse che non sa dove andare e non sa come muoversi. L'epoca che l'umanità sta vivendo è diversa dalle epoche precedenti e la trasformazione in atto è decisamente diversa da quelle che si sono avute in passato. La diversità è nello sconvolgimento del mondo interiore degli uomini: bisogni nuovi si coniugano a convinzioni svuotate di senso, a pensieri poco lucidi, a spiritualità indebolita dalla solitudine e dalla indifferenza nei confronti del mondo. Tutto è più profondo, più coinvolgente, più drammatico: la rivoluzione è interiore all'uomo prima di essere un fatto storico.

Parlando di rivoluzioni, Pistoia Biblioteca San Giorgio
Parlando di rivoluzioni, Pistoia Biblioteca San Giorgio

Nelle rivoluzioni del passato, i capisaldi concettuali, i principi etici, culturali, religiosi, politici sono rimasti fuori il corso degli eventi e la trasformazione di limitava ad aspetti marginali e dipendenti. Quella del nostro tempo è una rivoluzione totale in quanto tanta parte del nostro mondo interiore è stata spazzata via con conseguenze enormi sulle attività della mente. E' in atto una guerra di difesa che si cerca di organizzare con progetti di risalite, di costruzioni volte a nuovo progresso fisico e spirituale. In tutto questo lavoro siamo limitati dalla qualità della nostra comunicazione, dalle espressioni comunemente usate, dalle parole, dai significati dei termini, degli aggettivi e dei verbi, dall'uso povero delle risorse della ragione. Siamo presi dall'ordine che intendiamo dare alla mente, ma non ci aiutano i significati ridotti, modificati, adattati a intenti di settore, le parole usate con facilità senza conoscerne il percorso semantico, le parole interiorizzate senza alcuna riflessione personale, le parole strappate da contesti specifici e usate in luoghi praticamente estranei. E' il mondo della comunicazione quello chiamato a dover ricevere le più significative innovazioni, perché assolva al suo ruolo fondamentale.

Pensiamo al termine pianeta, al termine uomo, al termine lavoro, al termine vita, al termine pace, al termine libertà, al termine solidarietà, al termine povertà, al termine immondizia, pensiamo al termine dialogo, al termine ascolto, al termine futuro, al termine relazione, al termine storia e a tantissimi altri termini. L'intero vocabolario deve perdere l'ottica rigidissima di assegnazione dei significati e deve guadagnare, per ogni termine, la dimensione autentica della umanità dalla quale derivare la propria originale ricchezza semantica. Un esempio è il citato termine pianeta, fino ad oggi usato per significare la terra, il luogo che ospita l'umanità, luogo dalle grandi diversificazioni, luogo fatto di oceani, di mari, di monti, di pianure, di deserti, di esseri viventi, di alberi, di opere dell'uomo. Oggi pianeta vuol dire la bellezza che sfuma, la ricchezza che diminuisce, la relazione che si svuota, la terra che muore, l'acqua avvelenata, l'aria irrespirabile, bambini che muoiono di fame, immondizia, tanta immondizia tra le strade, nei mari, nei fiumi, nell'atmosfera, immondizia spesso nascosta nei luoghi più impervi. Il termine pianeta ha oggi una sequela di argomentazioni, inclusive di problematiche culturali, etiche, sociali, politiche, e sono queste che ne danno il significato più preciso. La conoscenza del termine pianeta non è più un fatto limitato di pura conoscenza. Essa non si sostanzia di esclusivi elementi fisici e materiali ma assume la sfera della volontà e della libertà proprie del mondo interiore della persona. Pensiamo ancora al termine lavoro, sempre più limitato a problematica economica e a questioni di diversificazione e segmentazione sociale. Oggi il termine lavoro indica una realtà complessa, spirituale, culturale, umana, e va tanto oltre la dimensione economica.

Il lavoro oggi è l'essenzialità della vita, è il fondamento della vita, come cita anche la nostra Costituzione. Abbiamo fatto diretta esperienza di quanto nuoce alla vita dei soggetti e delle istituzioni etiche la mancanza di lavoro, quanti problemi esistenziali, quante sofferenze, quanti drammi vissuti da comunità e gruppi interi rimasti senza lavoro. Il lavoro crea sicurezza, crea relazione, crea dignità, crea accoglienza, crea fraternità, crea dialogo, crea e sviluppa le risorse della mente, crea futuro, crea sorriso e pace. Su altri termini vorremmo riflettere ma il lavoro sarebbe infinito. Ricordiamo comunque i termini di bene, di solidarietà, di povertà, di amore, di cultura, di storia, di umanità, di dignità, che vanno rivisti e ripuliti delle scorie temporali che ne hanno limitati e ridotti i significati. Ci attende una rivoluzione che modifichi interamente le nostre risorse comunicative. Se attraenti sono state le rivoluzioni culturali, scientifiche, artistiche, del passato come quelle dell'Umanesimo, del Rinascimento, dell'Illuminismo, dello Scientismo, quella di oggi è entusiasmante in quanto è finalizzata alla edificazione di un mondo nuovo, alla creazione di uomini nuovi. 

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