Un musical che illumina il cuore: l’emozione di una prima indimenticabile
di Paolo Scarabeo
C'è stato un momento, durante la prima assoluta del musical scritto dall'ingegnere Marciano Oliva, in cui il tempo sembrava essersi fermato. Un teatro gremito, con oltre quattrocento persone rapite dal silenzio e dallo stupore, ha vissuto la magia del dialogo con la luna, una scena che da sola basterebbe a raccontare la forza e l'intensità di un'opera che resterà impressa nella memoria collettiva.
Plausi ed elogi sono stati rivolti ai giovanissimi attori, veri protagonisti della serata, capaci di reggere la scena con una padronanza rara e una freschezza che ha commosso e sorpreso il pubblico. Merito anche della regia accurata e visionaria di Gino Matrunola, che ha saputo valorizzare il talento dei ragazzi senza mai soffocarne la spontaneità, e della coreografia elegante e suggestiva di Cecilia Serlupi D'Ongran, capace di dare corpo e ritmo a un racconto che vibra di umanità e fede.
Il lavoro dei tecnici audio, video e di sala ha reso la rappresentazione impeccabile: giochi di luce calibrati con sapienza, effetti scenici e scenografici di grande impatto hanno contribuito a trasformare il palco in un luogo sospeso tra realtà e sogno. Non meno straordinari i brani musicali, interpretati dagli stessi attori con una precisione e una professionalità che hanno sorpreso chiunque si fosse accomodato tra le poltrone dell'Auditorium.
Il cuore dell'opera, tuttavia, pulsa forte nel continuo e intimo dialogo tra padre Marcello e Dio: un confronto serrato, struggente e autentico che richiama l'attenzione sul cammino dell'uomo umile, costantemente alla ricerca di speranza e fede. In quell'alternanza di parola e silenzio, di implorazione e fiducia, si riflette la condizione universale dell'essere umano, fragile ma sempre proteso verso la luce.
L'ingegnere Marciano Oliva, autore dell'opera, nel suo saluto conclusivo non ha nascosto l'emozione: "Ciò che la penna ha scritto – ha affermato – ha certamente raggiunto la profondità dei cuori presenti". Parole che suggellano un lavoro fatto di idee, passione e umiltà, ma soprattutto di verità: quella verità che solo l'arte, quando nasce da un'urgenza interiore, sa consegnare agli spettatori.
La prima, dunque, non è stata solo una rappresentazione teatrale, ma un'esperienza collettiva. Un cammino dentro la bellezza e la spiritualità che ha lasciato un segno profondo, destinato a moltiplicarsi con la replica già fissata per il 29 novembre presso l'Auditorium di Isernia. Un appuntamento che si preannuncia come un nuovo successo, forse ancor più sentito, perché ora il passaparola e l'attesa accresceranno il desiderio di esserci.
In fondo, come spesso accade nei momenti in cui l'arte incontra la vita, non si tratta soltanto di uno spettacolo da vedere, ma di un'emozione da custodire. E Isernia, in quella sera, ha avuto la conferma che il teatro – quando è fatto con sincerità e dedizione – può ancora parlare al cuore degli uomini, senza retorica, senza filtri, con la forza della bellezza e la semplicità della fede.
