Una Lettera d'amore

23.01.2021

Una Lettera d'amore che Dio rivolge all'uomo, usando le parole degli uomini. E' stata sempre questa l'immagine che ho preferito per 'disegnare' la Sacra Scrittura.
In questa domenica viviamo la felice coincidenza della Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali (di cui meglio si è detto in 'approfondimenti') e la seconda Domenica della Parola di Dio, una ricorrenza quest'ultima, che Papa Francesco ha istituito lo scorso anno con il Motu proprio Aperuit illis.

La ritengo una felice coincidenza perché abbraccia tutto l'uomo in una delle sue imprescindibili prerogative: l'uomo in quanto tale non può non comunicare. E se per l'uomo è costitutivo comunicare, per il cristiano lo è annunciare la Parola. Scrive san Paolo al suo diletto Timoteo: "Figlio mio, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità ed insegnamento" (2Tim 4,1-8).

Emerge con chiarezza dalle parole dell'Apostolo che non può esserci fede se non nella Parola, quella Parola che dall' in principio era presso Dio, era Dio e che, nella pienezza dei tempi, si è fatta carne. Una Parola che la Chiesa è invitata sempre di più a mettere al centro, a riscoprire, a portarla ad ogni uomo, memore del mandato del suo Maestro: "Andate in tutto il mondo e annunciate" (Mc 16, 15-20). Un mandato che è una responsabilità grande per ogni cristiano, per ogni battezzato e a cui fa eco ancora l'Apostolo: "Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo" (1Cor 9,16).

Una Parola racchiusa in una Lettera d'amore, in cui Dio e l'uomo e si raccontano l'un l'altro. Una lettera che racconta una storia di nozze, dall'in principio quando Dio creò l'uomo maschio e femmina e a lui affidò il mandato nuziale: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una sola carne" (Gn 2,18-24) allo svelamento del mistero in Apocalisse dove "lo Spirito e la sposa" invocano lo Sposo "Vieni" ed Egli risponde "Sì, vengo presto" (cf. Ap 22,17ss.), abbracciando così l'intera storia dell'uomo che è storia della salvezza in una inclusione nuziale.

Ed è forse questa consapevolezza che il cristiano di oggi deve riacquisire: la Parola anticipa e fonda il Sacramento. Senza il Verbo non vi è Carne. E la premura del Papa nell'istituire una Domenica della Parola, mentre ogni giorno, in ogni chiesa del mondo si annuncia la Parola, proprio in questa direzione volge. E' urgente che il cristiano riscopra la Parola, la ami, la faccia sua, la preghi, la conosca. Non vi può essere vera fede senza una vera conoscenza di Dio e del suo Mistero d'amore. Non può esservi una fede che non si alimenti della Parola. Sarebbe un vuoto, inutile, dannoso fideismo.

Ancora oggi, la Bibbia è il libro più venduto nel mondo, ma è anche il meno letto. Tutti noi custodiamo in casa almeno una copia della Bibbia, ma quanto la conosciamo? Quanto "è nostra"? Chi l'ha letta per intero almeno una volta?

Ricordo un giorno in cui dissi ai miei alunni della classe quinta di portare con sé la Bibbia per la lezione successiva. Volevo provare a capire e tentare di far comprendere loro l'importanza di confrontarsi con essa, prima di abbandonarsi ai tanti luoghi comuni che la riguardano. Quando ci rivedemmo, in una classe di 21 alunni, 11 avevano una bibbia di altra professione "cristiana". Non si erano neppure accorti che i Cattolici e i testimoni di geova non leggono la stessa Bibbia.

In questa settimana tante sono state le iniziative di parrocchie, anche sui social, che hanno organizzato appuntamenti di incontro con la Parola, moltissimi hanno organizzato la lectio cursiva, bellissimo! Ma è urgente che in ogni casa cristiana e nella vita di ogni battezzato risuoni con forza la meraviglia della Parola.

Questo è uno dei motivi per cui anche pensierisciolti.com ha la sua rubrica settimanale di approfondimento della Parola.

E' la tenerezza di un Dio che scrive la sua Lettera d'amore all'uomo, servendosi delle parole di altri uomini.

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