Una ragione nuova per fare nuove tutte le cose

03.06.2021

Il nostro sguardo finale alla Familia Amoris Laetita... verso un guardare nuovo

di Egidio Cappello

Completiamo il nostro commento dell'Esortazione Amoris Laetitia sottolineando il carattere fondamentale che sottende alle argomentazioni del documento, ossia l'attesa di un mondo nuovo. L'attesa riguarda la trasformazione integrale della vita umana inclusiva di una totale riformulazione delle risorse e dei compiti della ragione umana. 

Perché le cose siano nuove, occorre che la ragione modifichi il proprio modo di essere, rivisiti i propri contenuti conoscitivi e torni a riprendere il cammino che le fu e le è proprio. Fare nuove le cose non vuol dire creare cieli nuovi e persone dal volto diverso, ma vuol dire guardare in modo nuovo, pensare e discernere con ottica e principi nuovi: tutto dipenderà dalla volontà e dalla capacità di ciascuno di cancellare il vecchio e di accogliere il nuovo. Sarà una rivoluzione atta a stravolgere contenuti conoscitivi e metodologie di conquista della realtà. Sarà la rivoluzione del discernimento: l'uomo farà proprio il percorso del bene e costruirà il proprio cammino all'interno del progetto di salvezza di Dio. 

E' il momento più favorevole perché avvenga tale integrale rivoluzione. La pandemia ha dato alla storia dell'uomo direttive che nessuno potrà modificare e tanto meno cancellare. Oggi l'uomo vive il momento della confusione, del dubbio, del disorientamento: principi culturali, etici, politici, si scontrano con violenza. Si avverte il bisogno di punti di riferimento, di nuovi punti di riferimento, di nuovi e autentici principi di vita. E' un passaggio difficile: ognuno è in lotta profonda con se stesso in quanto non è facile cambiare la propria storia abbandonando le proprie convinzioni e le proprie certezze a beneficio di un mondo sconosciuto e invisibile. 

Ognuno aspetta il susseguirsi degli eventi. Molte persone non conoscono cosa possa significare il nuovo nella propria vita, incatenati come sono a situazioni pietrose non suscettibili di alcun cambiamento. Molti sono in preda alla sfiducia che, in modo particolare nelle giovani generazioni, ha annichilito la stessa speranza, imbrunendo la disposizione logica a desiderare cose nuove e a lottare per esse. Mancano idee e concezioni autorevoli, mancano personaggi autorevoli, manca la cultura della autorità e dei fondamenti. C'è tanta confusione. Eppure non sono poche le voci che si levano a manifestare bisogni di nuovo, dappertutto, in ogni settore della vita civile. 

C'è un bisogno di nuovo nelle famiglie, un bisogno di sicurezza, di progresso, di serenità, di progettazione, di apertura, c'è un bisogno di nuovo nelle compagini politiche sempre più convinte della bontà del dialogo, del confronto e della condivisione, c'è un bisogno di nuovo nel mondo economico e della produzione ormai responsabilmente ancorato ai principi della sussidiarietà e della solidarietà, c'è un bisogno di nuovo nel mondo della cultura e dell'arte, sempre più ansioso nel compito di cancellare disegni alieni dalla realtà e assumere invece la voce silenziosa della sofferenza umana, c'è un bisogno di nuovo in tutti coloro che si occupano di futuro e avvertono la responsabilità di cancellare il vecchio e creare il nuovo da lasciare alle giovani generazioni. 

Accanto ad una tendenza al bene, che colora il nuovo di altruismo e di gratuità, persiste purtroppo una tendenza al male, al benessere personale che tinge il nuovo di immagini imbrunite e persegue itinerari contrari alla libera e responsabile convivenza. Non è la tendenza al buio che stimola la nostra riflessione bensì quella che apre alla luce rappresentata dalle persone, tante, che guardano il futuro con nuovi occhi, che pensano e leggono il mondo con un'ottica nuova. A queste persone la storia affida l'attuale rivoluzione della mente umana. A queste persone la storia affida il compito di riformare la ragione, facendole recuperare l'intero bagaglio delle proprie risorse intellettive e delle proprie virtù. Da queste persone dipende la riformulazione del linguaggio, da ancorare a quello iniziato con successo da Adamo tra gli alberi dell'Eden. 

Papa Francesco è convinto che è possibile trasformare in preziosa opportunità il momento storico. Ma chiediamoci: quali sono i limiti per definire ciò che è nuovo e ciò che è vecchio? cosa va rivisitato, cosa va protetto e cosa va cancellato? Essenziale è il lavoro di rivisitazione di quanto già posseduto dalla mente in quanto molte idee e molte convinzioni derivano da bisogni temporali e non rispondono alle leggi della natura umana e della ragione umana. Va cancellato tutto il mondo che ci lega all'effimero, al parziale, al particolare, tutto ciò che manca di spiritualità e di luce universale. Il nuovo si avrà totalmente, non è un assurdo, conservando, rispettando e amando i principi inamovibili della dignità divina dell'uomo, principi che Dio stesso ha scritto nella mente di ciascuno.         

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