Una Regione sempre più vittima di una politica incapace di dare soluzioni
La notizia che nella giornata di ieri è stata diffusa dal Gemelli Molise e che in pochissimo tempo è stata rimbalzata da praticamente tutti i giornali ed è diventata virale sui Social creando indignazione e sconforto, quella secondo cui dal prossimo 1 ottobre i Molisani non potranno più essere curati nella propria Regione con la radioterapia perché è stato superato il budget, non è altro che l'ennesima dimostrazione di incapacità di una politica che, soprattutto in tema di Sanità, ha dimostrato a più riprese tutta la propria inconsistenza ed incompetenza.
Nessuno di noi ha dimenticato quanto è accaduto nella nostra regione con la seconda ondata del Covid, di come la nostra struttura sanitaria si è dimostrata semplicemente incapace di proporre soluzioni... nessuno di noi ha dimenticato che la nostra è l'unica regione in Italia a non avere un centro Covid... nessuno di noi ha dimenticato le immagini di quegli elicotteri che a più riprese hanno trasferito i nostri familiari malati di Covid costretti ad essere curati in altre regioni... nessuno può dimenticare il walzer di commissari e sub commissari...
Siamo anche certi che immediatamente questa notizia entrerà nella campagna elettorale e diventerà il fiore all'occhiello di tanti che ne faranno una bandiera promettendo la soluzione finalmente del problema sanità nella nostra Regione... una Regione che è sempre più vittima della incapacità di trovare soluzioni praticabili.
Immediata è stata la reazione di molti politici regionali e non soltanto. La Dottoressa Francesca Scarabeo, assessore alla sanità del Comune di Isernia è stata tra i primi a reagire con un duro sfogo: "Dal 1 ottobre i Molisani non potranno più essere curati nella propria Regione con la radioterapia perché è stato superato il budget", - ha detto, per poi ripercorrere la sua storia - "Era il 1989 ero a Catania, riunione FONCAM, con il Prof Umberto Veronesi il quale finì la propria relazione dicendo che ogni DONNA aveva il diritto di essere curata correttamente per il proprio tumore della mammella. Avevo 27 anni ero intimidita per il solo essere nella stessa stanza del Prof Veronesi, ma trovai il coraggio alzai la mano e chiesi la parola. La mia domanda: Prof come posso curare correttamente una Donna se nella mia Regione non c'è neanche una radioterapia?
Probabilmente gli feci pena, gli fece pena la situazione di tutto il Molise, mi promise che per quanto potesse mi avrebbe aiutato. Ha mantenuto la promessa, per anni per tanti tantissimi anni mi ha ospitato e formato nel suo Istituto. Intanto fu costruito il nuovo ospedale a Venafro inaugurato gennaio 92, ed i locali della radiologia costruiti per essere idonei ad ospitare la radioterapia. Scelte , fecero arrivare in Regione la Cattolica con la radioterapia nel 2002. Collaborazione squisita da allora fino ad oggi dapprima con il Prof Alessio Morganti, successivamente con il Prof Francesco Deodati. Centinaia le pazienti trattate in circa trenta anni. Oggi - ha concluso - la dottoressa Scarabeo - lo schiaffo mi ha tramortito, ho inveito contro la politica e soprattutto contro le scelte clamorosamente sbagliate della politica, nessun malato deve trovarsi senza possibilità di cura! Semplicemente non possiamo permettercelo e non possiamo permetterlo".
Dello stesso tono l'intervento della Consigliera regionale Aida Romagnuolo: "Continuare ad erogare le prestazioni per i pazienti oncologici molisani è fondamentale, è un dovere ed un impegno a cui non ci si può sottrarre": ha detto dopo la notizia che lascia in apprensione un intero territorio. "Solo chi vive direttamente questo dramma, o ha un proprio caro malato - ha aggiunto - può comprendere quanto tali cure siano fondamentali, ed il Gemelli Molise è l'unica realtà ospedaliere che le assicura sul territorio. Una condizione che non riguarderebbe, invece, pazienti provenienti da altre regioni. Aldilà di quello che può essere un tetto di spesa stimato in base ad un ipotetico fabbisogno - ha continuato la consigliera - bisogna garantire a tutti lo stesso diritto alla salute che, non mi stancherò mai di ripetere, è sancito dalla nostra Costituzione. La malattia non può e non deve essere strumentalizzata. Che Regione e Gemelli Molise - ha concluso - trovino immediatamente una soluzione, un punto di incontro, per non svilire ulteriormente la nostra comunità. Tuttavia presenterò una mozione urgente, sollecitando il coinvolgimento di tutti i miei colleghi".
Così il portavoce M5S Vittorio Nola ha parlato di "punta di un iceberg": "Senza fine il degrado e le inefficienze con cui il centrodestra in Molise continua a gestire la sanità. L'ultima notizia in ordine di tempo, il rischio chiusura dell'unico centro di Radioterapia presente in regione, fa rabbrividire a conferma di un andamento che penalizza le fasce più deboli e indifese. Questa volta starebbe per toccare ai pazienti oncologici. Ma problemi seri al Gemelli si registrano anche per il servizio di Cardiochirurgia. Come dire al peggio non c'è mai fine.
L'ultima vicenda è solo la punta dell'iceberg di un comparto che vive un tracollo inarrestabile. Non esente da responsabilità il centrosinistra, che dopo aver governato in maniera pessima il Molise, tenta disperatamente di cambiare volto, spinto a farlo per raccattare voti alle prossime elezioni politiche". E ha poi continuato: "Non posso non ricordare quanto accade per il Santissimo Rosario di Venafro, ospedale di confine dove ad ogni scadenza elettorale tornano a farsi vivi candidati e presidente di Regione accompagnati e sponsorizzati dal sindaco della città.Peccato che la struttura, al pari di quelle di Larino, dove da un anno è chiusa la camera iperbarica per mancanza di personale, Termoli, Isernia e Agnone versa in condizioni disarmanti senza una prospettiva futura in fatto di programmazione, ahimè termine sconosciuto all'esecutivo Toma che lo ha cancellato dal vocabolario. Come pure scomparso dall'agenda politica il reparto Covid del Cardarelli di Campobasso.
Così, mentre per il Santissimo Rosario si acceleravano le pratiche per rendere operativo il decreto n.27 del 19/05/2016 che prevedeva l'attivazione dell'ospedale territoriale di Comunità con la disattivazione del Pronto soccorso e l'assistenza ospedaliera per acuzie, da rimarcare il silenzio assordante sulla mia proposta di attivare un Punto di primo intervento.
Un servizio, quest'ultimo, che come accade per altre Case della salute su scala nazionale, avrebbe potuto sopperire ai pesanti tagli messi in atto dal decreto che contestualmente considerava la necessità di ridefinire la rete ospedaliera e procedere al riassetto dell'assistenza primaria, domiciliare e residenziale per poter rispondere in maniera adeguata a nuovi bisogni, implementandoli con forme alternative di ricovero.
In merito a ciò Venafro e il suo hinterland ancora attendono i 40 posti della Rsa e i 10 per i malati di Alzheimer come promessi e inaugurati, senza mai essere attivati, da Donato Toma. Ma non è tutto, perché l'elenco dei tagli è lungo e ad esempio vede la riconversione del laboratorio Analisi in mero Punto prelievo o il mancato potenziamento delle attività ambulatoriali, problema acuitosi durante la pandemia. A nulla sono valse le proteste del Comitato, di medici e cittadini che continuano a pagare sulla propria pelle l'incapacità di dirigenti nominati o calati dall'alto da una classe politica imbarazzante".
