Una sosta ad Agrigento per incontrare Empedocle

31.03.2022

di Egidio Cappello

La nostra rivisitazione della cultura filosofica rimane ancora sulle coste della Magna Grecia. Sostiamo ad Agrigento per incontrare Empedocle, figura di scienziato, di filosofo, di medico, di profeta e mago. Una personalità complessa che ci permette di aggiungere un altro prezioso tassello al cammino della filosofia iniziato sulle spiagge di Mileto. Empedocle vive nel V secolo, un periodo che esprime, come abbiamo avuto modo di vedere, una generale tendenza alla unità, politica, sociale e innanzitutto culturale. 

Empedocle è ricercatore della verità, oggettiva, eterna, immutabile,e la sua attenzione è più profondamente volta all'uomo, al mondo interiore dell'uomo, e i principi aggreganti, nei naturalisti ancora di carattere fisico e materiale, si spostano verso principi di carattere culturale, spirituale, addirittura emotivo. Il mondo è fatto di terra, di acqua, di aria e di fuoco, le quattro radici di tutte le cose, ma i principi aggreganti, quelli che danno vita, attraverso l'opera di aggregazione o di disgregazione, alle realtà del mondo, non sono qualità degli elementi o un indeterminato intelletto privo di intrinseche finalità, come il Nous di Anassagora, ma sono forze estranee agli elementi primordiali, forze con caratteri definiti, con saperi e finalità definiti. Queste forze sono l'amore e l'odio. 

Devo notare subito la contraddizione esistente tra l'idea di una forza e le idee dell'amore e dell'odio, questo per rispondere a coloro che hanno visto solo meccanicità e fisicità nell'azione dell'amore e dell'odio. Una forza è data dal calore, dal freddo, dalla pioggia, da una spinta, da un calcio, dall'attrazione, tutte azioni che originano movimento e vita, ma sono prive di finalità proprie. Non così l'amore e l'odio, che sono, nella loro oggettiva universalità, gli stessi caratteri del mondo interiore dell'uomo. L'amore e l'odio sono qualità della persona e nessuno ci vieta di leggerle come principi che non solo si manifestano nel rapporti umani, ma che fondano i rapporti umani. E ci è difficile pensare che Empedocle non abbia identificato l'amore e l'odio con il bene e il male, visto la natura aggregante e relazionale del primo e la natura disaggregante e disarmonizzante del secondo. I termini di amore e di odio identificano connotazioni etiche ed entrano non naturalezza nel mondo delle riflessioni e delle scelte umane, in campo sociale, politico, culturale e umano. 

Empedocle è attratto dal cammino dell'umanità, che egli legge sulla base del rapporto tra l'amore e l'odio. C'è un periodo precosmico costituito da una unità indifferenziata degli elementi, unità che viene separata e vivificata dall'odio. Interviene l'amore che ricomincia l'opera della unificazione ordinata degli elementi e assicura momenti di ordine e di pace. La vita è per Empedocle una lotta tra l'amore e l'odio, l'uomo è la realtà vivente in cui i due elementi di combattono. Come Eraclito, anche Empedocle pensa che la vita sia polemos, guerra, ma ogni periodo siffatto è destinato ad essere superato dall'amore. Anche quest'ultimo dovrà cedere ancora alle forze dell'odio. La storia è fatta da cicli che si susseguono all'infinito. L'uomo è sempre dibattuto tra l'amore e l'odio e quando cede al secondo, quando realizza piani discordi con i valori rappresentati dall'amore, allora è chiamato a purificare le sue colpe. La purificazione avviene in vita ma anche dopo la morte attraverso il ritorno in esseri viventi. E' straordinario come Empedocle abbia insistito sulla idea della purificazione dell'uomo dalle proprie colpe, attratto dal bisogno di comunicare che l'uomo è un essere divino ed è destinato alla purezza e alla propria riunificazione con gli dei. Impressionante la sua predicazione della salvezza degli uomini, di tutti gli uomini, nonché l'indicazione della via maestra per la propria completa purificazione. 

Quello che sarà il peccato, nel vocabolario cristiano, è per Empedocle la volontà a disgregare, è l'odio verso tutto ciò che unisce, l'odio verso la stessa funzione della ragione umana. L'uomo che odia, l'uomo che cede alla forza dell'odio che è nella sua interiorità, è destinato al recupero della condizione che gli è propria. Devo notare la considerazione che Empedocle ha per ciascun uomo. L'uomo ha origini divine ed è necessariamente destinato a vivere tra gli dei. Il filosofo è così pieno del suo compito educativo di annuncio della salvezza, possibile a tutti, da osannare la propria persona e la propria opera :" Vengo tra voi, egli scrive, come un dio immortale, non più come un mortale, onorato da tutti come gli è dovuto, ornato di nastri e di ghirlande fiorite. Gli uomini ele donne mi rendono riverenza, vanno dietro di me in folle innumerevoli, cercando di raggiungermi, alcuni desiderano oracoli, altri che per tanti giorni sono stati afflitti dai penosi tormenti di ogni genere di malattie, chiedono di udire da me la parola della salute ". Non discutiamo se ha fatto miracoli o quant'altro e se è morto cadendo di sua volontà nel cratere dell'Etna. 

Noi notiamo solo, e terminiamo il nostro intervento, che Empedocle rappresenta il momento in cui conquista cittadinanza filosofica il mondo interiore dell'uomo, fatto di sentimenti, di valori relazionali, di affetti, di rifiuti, di negazioni. 

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