Uomini al balcone

02.06.2021

Sono coloro che sanno, che sapevano, che sapranno; i perennemente al corrente; i correttori di tutto e di tutti. I bozzofili per eccellenza, vorremmo dire benché la nostra lingua brontoli un poco! Essi non fanno nulla, ma sanno il modo giusto in cui bisogna fare ogni cosa, e correggono tutti, in ciò avvertendo la loro vera e più propria vocazione, una sorta di incoercibile esigenza interiore. Essi, gli uomini al balcone, le parole non le dicono, le sussurrano, salvo alzare di tanto in tanto il tono della voce perché gli altri, sentendo appena qualcosa, possano confondersi ancora di più. 

Sanno le ragioni ultime per cui i giornali scrivono quello che scrivono e i motivi profondi per cui la politica va in questa piuttosto che nell'altra direzione. Sanno l'origine scientifica di ogni malattia, sanno tutto del Covid, la ragione per cui quel virologo non è all'altezza o quel vaccino non è buono, il risultato delle elezioni a venire, la squadra del prossimo scudetto, i contenuti delle avanguardie culturali, il rapporto tra il vertice e la base, avendo chiara evidentemente l'idea che essi stessi sono al vertice come il vertice del vertice. Per questo, parlano e si parlano al balcone. L'uno si ritiene un tantino superiore all'altro, con perfetta sincronia e accade che qualche volta sorridano l'uno dell'altro con malcelata compassione, gli amici al balcone! 

E parlano, e interpretano la vita, soprattutto quella degli altri e la spiegano; chiariscono il come e il perché degli avvenimenti, dichiarano cosa manchi a quel lavoro o a quella idea perché siano un buon lavoro e una buona idea. Giudicano, dal balcone, il salotto e il parlamento, vincono tutte le partite a bridge, dicono l'ultima parola sulla toilette delle signore, distinguono in modo inappellabile tra la grazia e la pompa, la pompa e la scomposta aggressività. Lo fanno osservando ed evocando. Gli uomini al balcone infatti seguono gli avvenimenti e le circostanze con grande attenzione. Sono i patiti delle notizie. 

Per loro i notiziari non bastano mai. Se ce ne sono cinque, essi aspettano il sesto. Se sei, il settimo; e così via. Gli inventori della CNN si ispirarono a loro, sicuramente. Non ci fosse il balcone, cui qualche volta bisogna pure affacciarsi, essi se ne starebbero ad ascoltar notizie ventiquattro ore su ventiquattro mettendo a soqquadro tutti i canali radiotelevisivi d'ogni banda. Essi ascoltano notizie, e, tra una notizia e l'altra, cercano dentro di sé, in dialogo con la profondità del loro pensiero, la sistemazione giusta di ciò che accade, qui approvando, là disapprovando, più oltre dicendo che le cose vanno fuori strada, più oltre ancora costatando che se ci fosse un pizzico in più di fantasia e di responsabilità, forse il processo ... 

Mentre fanno questo, si confermano reciprocamente e ridono, sotto i baffi, il più delle volte, altre volte sopra d'essi, specie quando è necessario che la loro risata si trasferisca sulla coscienza intimidita di chi semplicemente attraversa la strada e reca nel cuore il peso complesso di un'intera giornata complessa. Gli uomini al balcone non fanno politica, essi sono la politica: e le mille opinioni che attraversano televisioni e giornali non sono che l'estrema modesta superficiale punta di un iceberg di cui essi soltanto conoscono e sommuovono le profondità. Di queste calcolano ogni movimento e possiedono il peso specifico della massa nascosta; decidono e dominano le variazioni, percepiscono i venti, descrivono in anticipo l'arco giusto d'ogni oscillazione. E non sbagliano mai ...! 

Se sbagliano, è perché qualcuno s'inganna o non ha capito. «Chi non fa, non sbaglia», dice il proverbio; ed essi, gli uomini al balcone, non sbagliano perché non fanno mai nulla. Dicono, soltanto. Dicono, per esempio, essi che conservano la patente nello scrigno dei loro ricordi migliori e più puliti, che guidare così è un delitto e che non si può attraversare un incrocio in quel modo. Dicono che non ci si può fermare in quelle condizioni nemmeno per scaricare la merce e che non sarebbe poi una gran fatica fare qualche passo in più, specie per un autista così giovane. Dicono che i ragazzi sono piuttosto scostumati nel fare spettacolo delle loro voglie e che per metterli a posto occorrerebbe altro che concedere loro tutto quel ch'essi chiedono. Naturalmente di ciò che occorrerebbe essi sanno l'indirizzo preciso, ma non lo dicono a nessuno, mai sia compromettersi. 

Tutto ciò che accade in strada, per gli uomini al balcone accade sempre al rovescio. Chi interviene, sbaglia ad intervenire. Chi si astiene dall'intervenire, ma in che mondo vive? Se una macchina frena di colpo, ma chi gli ha dato la patente? Se non frena e va a sbattere, ma come, non è capace nemmeno di frenare? Se uno mangia un gelato, non è tempo; se uno non lo mangia, ha il diabete. Chi va alla moda, è spiritoso; chi non va alla moda, ma come si fa? Chi passeggia, farebbe meglio a starsene a casa; e chi se ne sta a casa, è perché ha qualcosa da nascondere! Se qualcuno ride, ma che c'è da ridere; e se qualcuno è piuttosto serio, nessun senso di humor. Chi corre, ma dove vuole arrivare? E chi va adagio, «Campa cavallo che l'erba cresce ...». 

Più che osservatori, gli uomini al balcone sono l'espressione massima, ancorché operativamente innocua, d'una tendenza perversa che è quella di prevedere e di dipingere come andrà a finire. Se scivoli, e stai per cadere, gli uomini al balcone non ti danno una mano, ti ridono in faccia. E più tu rischi di cadere, più gli uomini al balcone ti ridono in faccia. Il tuo disagio è per loro cosa esilarante. Oh, pudichi come sono, essi non ammetteranno mai che stessero ridendo, e la mimica facciale, di cui sono esperti, indubbiamente li soccorre, ma continueranno a non darti la mano, perché il loro interesse è solo quello di vedere come te la cavi, se te le cavi, e come finirai quando sarà finita. 

Allora, essi, raccontando a mani in alto e ridendo come chi si è liberato dal rischio di doversi compromettere, spiegheranno a tutti perché sei caduto e cosa avresti dovuto fare per non cadere. Essi sono tuttologi a priori e a posteriori. A parte la vita vissuta e il coinvolgimento reale nella storia, essi hanno tutto. Avessero anche queste altre due dimensioni, sarebbero degli autentici monstrua. Purtroppo, essi non hanno né l'una né l'altra, non sono caldo né freddo, e più che monstrua sono homunculi

Non sono nemmeno in grado di rendersi conto di non averle, quelle due dimensioni, e vanno assolti, giacché il loro riso è nervoso più che reale e maschera un bisogno di credito che non possono chiedere ad altri che a se stessi; un credito che, non venendogli dalla loro coscienza e dalla loro storia, né venendogli dagli altri, può venire soltanto dalla loro natura superficiale, ragion per cui gli uomini al balcone hanno bisogno di millantare. E fin che dura, millantino pure. Conosciamo bene la vecchia storia dell'asino che aveva indossato la pelle di un cavallo. Povero asino! Millantò sino a che dové parlare. Quando dové parlare, ragliò e, d'un subito, l'incanto svanì così che dal balcone precipitò in strada non altra traccia lasciando di sé che quella del "Re Travicello - caduto ai ranocchi" cui solo per scherno ci si può "levare il cappello" e "piegare i ginocchi"!

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