Violenza di genere: un’emergenza culturale che sembra inarrestabile

13.10.2025

Nel solo 2025, solo a Napoli, 855 persone sono state arrestate e oltre 3.000 denunciate per reati legati alla violenza di genere. Numeri che fanno rabbrividire, soprattutto se si considera che dietro ogni cifra si nasconde una storia di dolore, paura, silenzio, e troppo spesso di morte.

Nonostante l'introduzione del Codice Rosso, che ha accelerato i tempi di intervento della giustizia e rafforzato le tutele per le vittime, la realtà dimostra che inasprire le pene non basta. La violenza continua a crescere, a mutare forma, a insinuarsi nella quotidianità delle relazioni affettive e familiari.

La violenza di genere non è un problema solo giudiziario, ma profondamente culturale. È frutto di una mentalità che, ancora oggi, in molte realtà sociali e familiari, considera la donna un'estensione dell'uomo, non un soggetto libero e autonomo. È il retaggio di un'educazione sentimentale distorta, dove il possesso viene scambiato per amore, la gelosia per passione, il controllo per protezione.

In troppe case, in troppi contesti, resiste ancora l'idea che la donna debba "sopportare", "capire", "non provocare". Eppure, ogni gesto di sopraffazione, ogni parola umiliante, ogni violenza psicologica o fisica è il segno di un fallimento collettivo.

Le leggi sono indispensabili, ma senza un cambiamento educativo e culturale restano strumenti insufficienti. Serve un impegno diffuso: dalla scuola, che deve diventare luogo di educazione al rispetto e alle emozioni, alle famiglie, che devono imparare a riconoscere i segnali di violenza e a non giustificarli.

Anche le istituzioni, le associazioni e i media devono fare la loro parte, promuovendo una narrazione diversa: non la cronaca del sangue, ma la cultura del rispetto, della libertà e della parità.

I dati di Napoli non sono un'eccezione, ma un riflesso drammatico dell'Italia intera. Tuttavia, la città partenopea - con la sua vitalità, la sua complessità e il suo tessuto umano ricco di contraddizioni - può e deve diventare laboratorio di cambiamento.

Iniziative come i centri antiviolenza, i progetti nelle scuole e le campagne di sensibilizzazione mostrano che la consapevolezza cresce, ma ha bisogno di continuità, di risorse e di coraggio politico.

Quando 855 arresti e 3.000 denunce in soli 10 mesi non bastano a fermare la spirale della violenza, è chiaro che siamo davanti a un'emergenza che nessuna norma potrà risolvere da sola. La violenza di genere non si combatte solo nei tribunali, ma nelle parole che scegliamo, nei gesti quotidiani, nell'educazione dei figli, nella responsabilità di tutti noi.

Perché solo quando la cultura del rispetto diventerà parte del nostro DNA sociale, potremo dire di aver davvero cambiato qualcosa.

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