“Vivere con i libri” di Alberto Manguel

27.04.2021

di Francesca Iervolino

"Forse non è eccessivo definire Alberto Manguel, scrittore, traduttore, critico, direttore della Biblioteca nazionale argentina, il «lettore definitivo». E infatti nel corso di una vita intera dedicata ai libri ha costruito una biblioteca personale di oltre 35 000 volumi. Ma cosa succede quando si ritrova a dover traslocare dalla sua casa nella Loira a un piccolo appartamento newyorkese? Succede che deve scegliere quali volumi portare con sé e quali lasciare in un deposito, passarli in rassegna, uno dopo l'altro, e ascoltare la loro voce. La biblioteca di Manguel, a parte una manciata di esemplari, non possiede volumi particolarmente rari: è composta tanto di umili tascabili quanto di volumi rilegati in pelle, di novità luccicanti e di malconci libri che si porta dietro in ogni trasloco fin da quando era bambino, libri belli e libri brutti. Il fatto è che i libri raccontano tutti una storia. Non solo quella che c'è scritta dentro (che a volte non è nemmeno la più importante), ma quella che si portano dietro. Perché ogni biblioteca è un luogo di memoria: sugli scaffali si succedono non solo i volumi ma anche il ricordo di quando leggemmo quel determinato testo, la città in cui l'abbiamo comprato, la persona che ce lo consigliò, il piccolo o grande dolore che quella lettura ha saputo lenire".

"Vivere con i libri - un'elegia e dieci digressioni" è uno degli ultimi libri scritti da Alberto Manguel, scrittore, critico e direttore della biblioteca nazionale Argentina. Il volume, edito da Einaudi nell'edizione Supercoralli, è dedicato interamente ai libri e, in particolare, alla preziosissima biblioteca personale dell'autore: "la sua corazza", come ama definirla lui stesso dalla quale, per ragioni di opportunità legate a un trasferimento, si è dovuto in parte separare, operando una scelta sofferta tra i libri da portare con sé e quelli da lasciare in un deposito.

In "Vivere con i libri" è condensato l'intero universo del lettore analizzato in tutte le sue molteplici e variegate sfaccettature, un vero e proprio credo religioso con le proprie usanze, tradizioni e "manie". E' senza dubbio un romanzo autobiografico, ma anche un saggio sui libri, "magici talismani" la cui generosità e gentilezza è sempre disponibile per qualsiasi tipo di lettore. E' Manguel a definire la propria biblioteca come uno spazio assolutamente privato che lo circonda e lo rispecchia e, in virtù di tale considerazione, difficilmente presta i suoi libri. Numerosissimi i riferimenti ad altri autori e scrittori: "Petrarca, più che possedere la sua biblioteca, ne è posseduto mentre" mentre per il Capitano Nemo "la sua biblioteca custodisce le sole voci umane che meritino di essere risparmiate dalla distruzione". La biblioteca è anche un luogo di memoria e tirare fuori dagli scatoloni i propri libri diventa un rituale di rimemorazione: durante questo processo "quasi catartico" vengono immagini, ricordi, pensieri. La biblioteca quindi, per l'autore, assurge a una parte fondamentale del proprio "io" e della propria identità: è allo stesso tempo foriera di ricordi, un segmento di DNA da cui poter ricostruire il proprio corpo e quindi se stessi.

Il romanzo di Manguel è anche una riflessione di ampio respiro che, digressione dopo digressione, volge uno sguardo acuto e penetrante sulla costruzione delle storie, sullo stato d'animo dello scrittore, sull'idea che la sofferenza sia alla radice del processo creativo, sulla perdita di ciò che si è duramente conquistato, persino sui dizionari (creature sorprendenti che conservano le nostre parole e ce le restituiscono così da permetterci di vedere quali nomi abbiamo dato alle nostre esperienze) e infine sulla letteratura che possiede "qualcosa di tremendamente efficace se i regimi totalitari cercano di eliminarla bruciando i libri, censurandoli o tassandoli". I libri sono dunque i depositari delle nostre esperienze, mentre le biblioteche i nostri archivi della memoria: Diodoro Siculo all'ingresso di un'antica biblioteca egiziana vide un'iscrizione sulla porta, "clinica dell'anima": proprio questa è l'essenza di una biblioteca. Le parole scritte vivono con noi, albergano nella nostra memoria e ci aiutano ad aprire nuovi orizzonti. "Vivere con i libri" non è una lettura leggera, come potrebbe sembrare, anzi, è un libro impegnativo che porta il lettore a profonde riflessioni: è un volume prezioso, un vademecum indispensabile per il lettore, l'unica entità libera di decidere se e cosa leggere. Grazie alle letture agiamo e sentiamo all'ombra di azioni e sentimenti letterari; la lettura ci plasma, ci contamina elevandoci a un'esistenza senz'altro più degna di essere vissuta. Questo libro, dunque, rappresenta una vera e propria cartografia della lettura, nonché una sentita e appassionata elegia sull'amore per i libri.

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