Vorrei poter dissentire!

22.05.2021

Il direttore risponde ad una lettera giunta in redazione nella quale gli si chiede un parere a proposito del DDL Zan

di Paolo Scarabeo

Caro Antonio, rispondo con piacere, e insieme sentendone la responsabilità, alla tua lettera, sperando di riuscire a darti una risposta adeguata.

Qualche volta anch'io sono caduto nell'equivoco di considerare il Vangelo alla stregua di un prontuario del buon comportamento. Rimanendo in superficie e seguendo le idee che circolano su Dio e le tante immagini di lui, è facile supporre che Gesù voglia insegnarmi come vivere e come relazionarmi con Dio e con gli altri.

Poi la durezza dell'esperienza vissuta mi ha fatto comprendere che Dio non è un moralista e che il Vangelo non è una sorta di galateo cattolico. Questa è l'idea di qualcuno, anche tra coloro che abitano i piani alti, più avvezzi ad essere dei giustizialisti che cristiani, ma non può essere la mia. Nella mia vita, cerco di tessere reti di relazioni, di accogliere le persone per ciò che sono, indipendentemente dal genere a cui sentono di appartenere o dall'orientamento sessuale. Credo che l'importante sia tessere relazioni sane che portino le persone, ogni persona, a sentirsi amate da Dio, perché se c'è una cosa che ho imparato dalla mia storia è che nulla vale quanto quell'Amore.

Venendo più nello specifico della tua domanda, in generale, ritengo giusto estendere l'articolo del codice penale relativo ai reati di discriminazione e violenza per motivi razziali, etnici e religiosi, includendo i motivi del sesso, del genere, dell'identità di genere, dell'orientamento sessuale e della disabilità, ma non credo che il ddl Zan, per come concepito, sarà in grado di cambiare la società. Non è l'inasprimento di una pena che riduce la reiterazione di quel reato, ne abbiamo una infinità di prove. Non è il tentativo di negare la possibilità di dissenso che cambia le relazioni. 

Bisogna imparare a camminare insieme, ad abbattere i muri che ci sono e apprezzare le diversità, le unicità delle persone, a riconoscersi negli altri. Riconosco al ddl Zan, tuttavia, il merito di aver posto l'attenzione su questioni che altrimenti resterebbero sommerse. Forse proprio per questo è necessario, ma non è sufficiente. E poi penso che abbia messo in luce ancora una volta la debolezza della politica del muro contro muro. La politica fatta strillando, scevra di idee e soltanto atta a emergere sugli altri non aiuta granché la vita delle persone. La politica gridata, quella degli slogan e delle tifoserie non accende i dibattiti, accende i fuochi, ma non i dibattiti. Ad un certo punto credo che il ddl Zan sia diventato più un fatto politico che non di merito.

Non sono un giurista, ma difendo il principio per il quale nessuno deve essere discriminato per alcun motivo, compreso quello dell'orientamento sessuale, della vita affettiva che intende assumere, al di là delle convinzioni altrui. Non si può essere emarginati, aggrediti verbalmente o addirittura subire violenza fisica, mai, per nessuna ragione. Sul principio del ddl Zan penso che non ci sia nulla da dire. Poi, ci sono alcune lacune che potrebbero essere migliorate, ma sono sottigliezze in confronto al principio che è alla base del disegno di legge.

Posso anche pensarla in maniera diversa, ovvero che si nasca maschio o femmina e che nessuno può scegliere il genere a cui appartenere. Ma questo non mi dà il diritto di discriminare persone che la pensano diversamente. Potrei anche pensare che sentire di appartenere a un altro genere rispetto a quello biologico non sia corretto, ma questo non può indurmi a discriminare. Mai!

Allo stesso modo però vorrei poter dissentire e non essere perseguito per questo! Vorrei cioè poter dire "Non sono d'accordo", senza il rischio che qualcuno si senta offeso da questo. Non necessariamente dissentire significa offendere o violare la dignità altrui. Per esempio, penso che dire "Non sono d'accordo sulla maternità surrogata" non comporti offesa per nessuno o dire di non essere d'accordo sulle adozioni da parte di coppie omosessuali non significhi assolutamente discriminare qualcuno. I figli non sono un diritto di nessuno, neppure di chi può generarli. In nessun caso, mai!

Qualcuno si chiede se introdurre nelle scuole insegnamenti sulla sessualità e i concetti relativi all'identità di genere non aiuterebbe i ragazzi a conoscere meglio la complessità di ogni singolo individuo ed evitare così i casi di discriminazione.

Personalmente credo che di questo si possa discutere in modo intelligente, non c'è bisogno di sfociare nel fanatismo. È ovvio che se mi si chiede se sono d'accordo che temi di questa portata possano essere dati in pasto a bambini direi subito un "no" convinto. Altrettanto ovvio ritengo che ai bambini da subito vada insegnato il rispetto e l'accoglienza dell'altro a prescindere.

Io so che per un cristiano è difficile accettare che, all'interno della chiesa, ci possa essere l'intenzione di accogliere l'identità di genere. Ma so anche che è importante aiutare le persone, soprattutto le nuove generazioni ad accettarsi per quello che sono. Nessuno deve più vergognarsi per come si sente, per ciò che è. È importante educare i giovani ad accettarsi: Dio ama tutti a prescindere, c'è un fondamento teologico in questo. Poi c'è l'urgenza di accompagnare chi vive una situazione di "diversità" a esprimersi, dopo essersi accettata. La chiesa e la società hanno molto da cambiare in questo. Ma è ora di smetterla di pensare (o addirittura insegnare come accade in certe emittenti sedicenti cattoliche) che un omosessuale perché tale debba andare all'inferno!

Bisogna cominciare a essere chiesa con tutti. Magari non condividendo ogni dimensione della vita, ma innanzitutto come comunità cristiana dobbiamo imparare ad amare le persone prima ancora di giudicarle. È una riflessione che arriverà, forse i tempi saranno un po' più lunghi rispetto a quelli dei legislatori, ma arriverà perché è una riflessione necessaria.

Se non la faremo noi, la storia, presto o tardi, ci obbligherà a farla!

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