Zona rossa: siamo stati cattivi?

28.02.2021

di Egidio Cappello

Non è più tempo di cercare l'untore di turno. Non è più tempo di additare al ludibrio pubblico persone e Istituzioni che non hanno opposto gli argini più idonei alla marcia trionfante del virus. Non è più tempo di conquistare spazi comunicativi per socializzare punti di vista sempre più superficiali e lontani dal vero. È tempo invece di acquisire la giusta consapevolezza della situazione sanitaria del territorio riflettendo sulla sofferenza di tante famiglie alle prese con i tentacoli del virus e guardando i volti dimessi appena rubati alle mascherine. La zona rossa è il recinto, il luogo della chiusura, il luogo del soffocamento delle relazioni umane, il luogo della tendenza all'azzeramento delle intelligenze. Ed è il luogo della sofferenza e del dramma, palese e più ancora silenzioso. Ma non è e non deve essere il luogo dell'indifferenza e dell'abbandono. Il territorio deve sprigionare tutte le proprie forze per uscire da quella chiusura, nel minor tempo possibile.

La zona rossa ha il colore dello spirito. È quindi attenzione, lotta, sacrificio, forza, luce, ripresa, apertura, fede.

Ognuno deve sostare a riflettere sulle potenze del virus, andando a fondo delle problematiche che il virus muove, e cogliere l'esatta misura delle voragini esistenti, voragini sociali, economiche e spirituali. Ognuno deve essere attivo, combattente, protagonista della ripresa del territorio. Il molisano ha una storia di grande spiritualità, di grande apertura e non tollererà più chiusure di alcun genere. È tempo quindi di riflessione e di discernimento. Chiunque è stato causa, anche in piccolissime cose, di alimento al contagio del virus, deve fare marcia indietro, nell'esercizio delle proprie funzioni. Ognuno deve fare la propria parte, ognuno è chiamato ad utilizzare le proprie ricchezze interiori rispettando quanto stabilito dalle Istituzioni anzi andando oltre le stesse indicazioni che vengono dall'alto. E chi ha abbassato la saracinesca della propria attività per impedire l'avanzata del virus deve essere ricompensato nella giusta misura affinché la ruggine non si impadronisca delle sue cose. È il tempo della responsabilità, da parte di tutti, delle Istituzioni, dei paesani, dei parrocchiani, degli amici, dei vicini, dei negozianti, a tener vive le relazioni, a dialogare attraverso gli strumenti telematici, a non chiudersi entro i propri schemi debilitati dalle esperienze. La responsabilità è nel rispetto di se stessi, nell'amore della propria appartenenza e della propria storia, nella devozione tradizionale ai Santi Patroni di ogni città. È il tempo dell'io. È il tempo della persona. È il tempo del calore umano. Negli affetti familiari ognuno ritrova il senso della vita e scopre le motivazioni a sperare e a guardare in alto. Nel dialogo con se stessi ognuno ritrova le reali dimensioni del proprio mondo interiore, vede le proprie capacità comunicative, intellettive e creative. In se stesso ritrova la legittimità della rinuncia e dell'obbedienza e si dispone alla scelta di comportamenti che mai causeranno sofferenze per gli altri.

La zona rossa è il tempo dell'uomo, è il tempo delle mamme e dei papà, è il tempo anche dei nonni, è il tempo di educare i bambini, di parlare loro della bellezza del mondo e della gioia dei volti umani.

La didattica a distanza offre buone opportunità ma i saperi trasmessi dai familiari sono di altro genere. È il tempo dei politici, è tempo che modifichino il discorso politico in discorso etico, ponendo il bene di tutti a fondamento di ogni intervento.

È il tempo dei docenti, è il tempo degli artisti, è il tempo dei sognatori, è il tempo dei credenti, è il tempo delle persone perbene.

Non è più il tempo degli schiavi, il tempo di chi è costretto a soffrire, senza aiuti ed emarginato da tutti, di chi non ha diritto alla parola, di chi non conosce la bontà della donazione e della solidarietà. Occorre uscire quanto prima dalla zona rossa, da vincitori, e il popolo molisano ne ha tutte le qualità. 


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