Benvenuti in Zona Bianca!

31.05.2021

Toma: "Noi ci siamo stati, dall'inizio, fin da quando a fine febbraio dell'anno scorso criticarono le nostre misure di contenimento. Fummo i primi in Italia. Poi ci hanno seguito tutti"

di Paolo Scarabeo

Dunque la tanto agognata "Zona Bianca" è arrivata. Il 31 maggio sancisce l'ingresso del Molise nella fascia bianca, ossia quella delle regioni che non adotteranno più restrizioni anti Covid, se non l'obbligo della mascherina, del distanziamento sociale e del rispetto dei protocolli di sicurezza. Riapriranno le attività, anche quelle per mesi costrette alla chiusura. Insomma, come amano ripetere in tanti... "si riprende a vivere"

Il presidente Toma, nel suo messaggio delle ultime ore ha esaltato il  "Modello Molise".  Ha detto che ha funzionato. Nei giorni scorsi, proponendo proprio il discorso del presidente avevamo detto che "forse a bocce ferme si sarebbe dovuto aprire una profonda riflessione" (https://www.quintapagina.eu/l/zona-bianca-toma-grazie-a-tutti-ma-non-e-finita/). Noi vorremmo iniziarla questa riflessione, chiedendoci innanzitutto che cosa significhi che il "Modello Molise" ha funzionato? 

Il Molise, pochi mesi fa era la prima regione per numero di morti per Covid, in rapporto alla popolazione ammalata. Tutti abbiamo assistito inermi a quanto stava accadendo, tutti ricordiamo - e come potremmo dimenticare! - le immagini degli elicotteri che si alzavano per trasferire i nostri malati in altre regioni, perché il Molise, dopo un anno di pandemia in cui era stata ampiamente annunciata una seconda peggiore ondata, è stato capace di farsi trovare impreparato, inerme quasi di fronte alla potenza d'urto della seconda ondata che ha stravolto diverse comunità, spazzando via la vita di centinaia di molisani. Non basta dire "Abbiamo combattuto un nemico invisibile e sconosciuto"... dopo un anno sapevamo molto se non tutto di questo nemico. Un anno in cui abbiamo continuato a tenere chiuse strutture ospedaliere e a sovraccaricare il Cardarelli di Campobasso, il Veneziale di Isernia e il San Timoteo di Termoli, fino a portarli al collasso, e nel contempo assistevamo alla sfilata di qualche rappresentante della politica regionale ora all'ospedale di Venafro, ora a quello di Agnone, ora al Vietri di Larino. Poi è stata la volta del Commissario Giustini, indagato e portato alle dimissioni e dell'arrivo in regione della nuova Commissario.   

Abbiamo assistito a quella che noi chiamiamo "la sfilata dei primati", uno dei quali - e resta ancora imbattuto - è quello di essere l'unica regione italiana a non essersi dotata di un centro Covid... ma questo sarà argomento di una ulteriore urgente riflessione, con la quale arriveremo a chiedere quale idea di sanità pubblica si abbia per il Molise, perché crediamo che non sia più possibile continuare a ripetere "Siamo commissariati", è ora che chi deve dia risposte e la politica è certamente tra coloro che queste risposte dovranno iniziare a darle. Non è più prorogabile il rinvio del tema "sanità", è ora che entri davvero in agenda! 

Anche ora il Molise è primo. Primo ad entrare in zona bianca. Primo per numero di persone vaccinate in rapporto al numero di abitanti. Poco importa se siamo poco meno di trecentomila e ancor meno se le vaccinazioni non hanno raggiunto tutti i fragili a domicilio e/o le persone con malattie rare: l'importante è vaccinare ed essere primi.

Qual è, dunque, il "modello Molise"? L'inaugurazione del reparto di riabilitazione post covid presso la Casa della Salute di Larino svoltasi il 21 maggio scorso - come hanno evidenziato i colleghi de La Fonte - ha restituito l'immagine di una regione spezzata in due dal punto di vista politico, sociale ed umano, come testimonianza ne era stata il mancato invito delle autorità locali alla inaugurazione del Vietri...

E proprio il Vietri in questi mesi è stato l'oggetto del dibattito regionale e della contesa istituzionale tra Regione e Asrem da un lato e struttura commissariale dall'altro. E' stato al centro della protesta dei molisani che continuavano a vedere i propri cari portati via in elicottero, senza avere la possibilità di essere curati qui, nella loro regione... Una regione nella quale ad un polo di eccellenza - come il Vietri  appunto - si è preferita l'istallazione di moduli mobili di rianimazione per svariati milioni di euro... 26 postazioni di terapia intensiva mai usate, stipate in containers angusti e per i quali non era predisposto personale.

Nessuno ha vinto; forse qualcuno ci è andato più vicino degli altri, ma certamente non ha vinto "il Modello Molise". Fatichiamo a vedere "un modello" nell'immagine di un governo regionale trincerato nei palazzi e distante dalla società civile a contarsi per non cadere o a discutere di surroghe e supplenti e posti da occupare... una immagine che restituisce esattamente il punto in cui siamo: una regione spezzata e disfatta, incompiuta come la famigerata "Torre Covid" di Campobasso. 

Quanto abbiamo visto nelle scorse settimane in merito alla paventata "aggressione al presidente", quando l'esercizio del diritto di critica viene vissuto e querelato (con soldi pubblici) come un affronto personale è segno che l'attività di governo non trova più la sua ragione di essere nel perseguimento del bene comune, bensì nel consolidamento della gestione di un potere che non sa più essere servizio.

Non c'è da stupirsi se poi l'espressione della protesta assuma toni forti, come il "Cacciamoli", inappropriati o che utilizzi mezzi insoliti, come la circolazione di nutriti dossier scandalistici anonimi...frutto certamente di scribi interni alla dinamiche di palazzo...

La "vicenda Tiberio", evidenzia l'arroganza di un potere distante dai cittadini, ed è un dato che appare incontrovertibile quanto la ferma condanna di ogni tipo di violenza. 

Il "Modello Molise" di cui vorremmo si parlasse è quello in cui la tutela del fragile viene prima di quella del forte. Nessuno si aspetti che la "zona bianca" riconquistata possa cancellare il dolore e la profonda frustrazione che abbiamo provato in questi mesi. 

I morti chiedono giustizia, I vivi la speranza di un futuro diverso.

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