Ddl Zan e d'intorni

27.06.2021

di Paolo Scarabeo

In queste settimane tiene banco in più sedi il dibattito in merito al cosiddetto Ddl Zan, disegno di legge già approvato alla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020, che si riallaccia alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica, intervenendo sull'articolo 604 bis del codice penale.

C'è poi una parte non repressiva ma che mira a diffondere una cultura della tolleranza. In particolare viene istituita una data italiana, il giorno 17 maggio, quale "Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia".

Ebbene, dopo l'approvazione alla Camera, il decreto si è arenato in Senato e sta suscitando polemiche e reazioni di vario genere e a vario titolo. 

Nei giorni scorsi abbiamo assistito tutti a quanto è accaduto a partire dalla presunta ingerenza del Vaticano che con una "nota verbale", ossia una nota informale non firmata, aveva espresso contrarietà rispetto al testo del decreto ritenuto in alcune sue parti "troppo vago" e contrario al dettato del Concordato - ingerenza o meno a nostro avviso resta un intervento improprio, esistono tanti modi per dire la propria e oltre Tevere lo sanno bene - a cui hanno fatto seguito una serie di interventi altrettanto inopportuni nei modi e nei contenuti... fino all'intervento del Premier Mario Draghi che in modo elegante e senza arzigogoli ha riaffermato la laicità dello Stato Italiano e quello del Segretario di Stato Vaticano il Cardinale Pietro Parolin che, in modo altrettanto composto e chiaro si è detto perfettamente d'accordo nel riconoscere la laicità dello Stato Italiano, pur affermando il diritto della Chiesa di esprimere le proprie perplessità. Resta poi da discutere su modi e tempi e strategie comunicative, che a nostro modesto parere in questa circostanza la Chiesa ha sbagliato ingenuamente. Ci sarebbe da chiedersi come mai una nota riservata sia divenuta di pubblico dominio e se era proprio così imprevedibile che sarebbe successo... un eccesso di ingenuità che andrebbe studiato a fondo, mai vorremmo che facesse parte di quel "moto anti Francesco" in atto da troppo tempo... 

In realtà, come rappresentato in modo chiaro e netto da Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionaleci troviamo di fronte a tre ordini di problemi. 

«Il primo è la frammentazione del bene da tutelare. Non solo il sesso, ma anche l'orientamento sessuale ovvero l'attrazione verso l'uno o l'altro sesso, il genere inteso come costruzione sociale e culturale del sesso, l'identità di genere come condizione personale diversa da quella generale. Sono valori che devono essere difesi e garantiti ma che nella norma si traducono in concetti vaghi, che possono aprire ad eccessi interpretativi in sede giurisprudenziale.

Il secondo problema è che si pensa di aiutare il pronunciamento di un giudice con un elenco, una casistica. In sede penale elenchi e casistiche non funzionano troppo, possono escludere molti casi o includerne altri. E poi abbiamo il terzo problema.

Il terzo e più grave, è emerso proprio dal dibattito che si sta svolgendo in questi giorni anche con il contributo, a mio avviso improprio, della Santa Sede. Si tratta dell'individuazione della condotta che meriti di essere definita discriminatoria e che quindi renda necessaria una sanzione penale. Per quanti sforzi si possano fare, è davvero difficile capire dove finisce la legittima scelta, decisione ed espressione di un pensiero e dove invece inizi un atto discriminatorio, o l'incitamento ad un atto discriminatorio o ancor più violento».

Anche noi, ci eravamo posti il problema in questo senso, qualche settimana fa, in un nostro editoriale (quintapagina.eu/l/vorrei-poter-dissentire)

Una delle immagini del Pride 2021 di Milano
Una delle immagini del Pride 2021 di Milano

Al di là di tutto questo, ascoltando quanto in questi giorni è stato detto a vario titolo e guardando le immagini che i media nazionali hanno trasmesso in occasione del Pride di Milano 2021, in cui è stato chiesto ad alta, altissima voce all'Italia di scegliere da che parte stare... beh, noi di QuintaPagina non abbiamo dubbi, seppur nel nostro piccolo, e senza esitazione siamo e saremo sempre dalla parte della Civiltà e della Bellezza, del reciproco rispetto e del legittimo riconoscimento dei diritti di ciascuno. Ma insieme facciamo una domanda, quello che si richiede è quello che si riconosce ad esempio in immagini come quella che pubblichiamo qui accanto? Sono davvero questi i diritti di cui si richiede il riconoscimento?  O meglio, mentre si chiede il diritto di essere accolti e riconosciuti, si calpesta in questo modo il diritto di altri milioni di persone nel veder rispettato il proprio senso religioso? 

Da parte nostra crediamo che la discussione venuta fuori in questi giorni dica tutta la fragilità di un testo, quello del Ddl Zan, ancora davvero troppo chiaro. Se avere perplessità su un testo equivale ad essere omofobi... allora il problema è servito in tutta la sua (non) chiarezza!

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